D -Musica elettronica: una autentica rivoluzione dall'inizio
della sintesi numerica del suono ad oggi.
Francesco Giomi - Di rivoluzionario nella
Musica Elettronica oggi c'è ben poco.
E di questo termine usato in troppi contesti se ne è abusato già molto.
Ma sicuramente ha rappresentato una esperienza di rottura e di ricerca,
un passo avanti rispetto alla esperienza musicale precedente. In tutte
le sue varie forme che poi fin dagli anni 50 sono state diverse.
Valido su tutti questa grande dicotomia tra una Musique Concrète,
un approccio elettroacustico molto piu concreto al fatto musicale di
Pierre Schaeffer e, dall'altro un approccio molto più strutturato,
molto piu astratto invece dei tedeschi di Colonia, di Herbert Haimar,
Karlheinz Stockhausen.
In entrambi i casi c'era un tentativo evidente di andare oltre il mondo
musicale precedente, in questo senso è stata una rivoluzione.
Altra cosa invece è la rivoluzione delle tecnologie musicali;
le due cose sono legate ma non sono coincidenti. Come Pietro Grossi spesso
ci ha indicato - è indubbio che il computer,
il bit, come estrema essenza dell'informatica ha cambiato le modalità di
vita e di lavoro, quindi il fare musica, ascoltare..
Basti pensare al walkman degli anni ottanta e iPod oggi, il concetto è esattamente
lo stesso: lo spostamento dal collettivo all'individuale.
Certo la tecnologia cambia tantissimo. E cambia la produzione e la fruizione
della musica, in quel senso è rivoluzionaria la tecnologia musicale,
in quel senso è rivoluzionaria la tecnologia musicale.
D -Territorio numerico, timbro e casualità - Spazio elettronico,
suono ancestrale e gesto. Di che natura è la rappresentazione
dell'informazione musicale elettronica.
F G - Si sono due cose interessanti
sotto questo aspetto. Da un lato il numerico.. Certo il mondo digitale
nelle molteplici attività dell'uomo
ha facilitato la vita, ha aperto nuove strade; ma nella musica il punto
centrale non è tanto questo, la possibilità di esprimere
in numeri un suono quanto la possibilità di operare e trasformare
questi numeri, trasformare questo suono e gestire l'informazione musicale
nella maniera piu ampia possibile. Quindi attraverso le interfacce, non
solo attraverso ciò che è numerico, ma ciò che mette
in relazione il numerico con l'analogico, perchè è lì che
sta secondo me l'aspetto più interessante e più innovativo,
e foriero di risultati interessanti, positivi o comunque risultati che
vanno in direzioni nuove.
L'altro aspetto è il gesto. Il gesto sonoro per esempio, e quindi
i suoi rapporti con il gesto visivo, il gesto umano - che è entrato
grazie alla musica elettroacustica prepotentemente nel lessico del compositore,
in questo senso il gesto è uno dei grandi protagonisti della ricerca
elettroacustica degli ultimi trenta anni, in maniera sempre piu consapevole.
Ci sono musicisti, compositori e teorici che hanno per molti versi scritto
e studiato questo aspetto. Valido su tutti un compositore Neozelandese
ma che vive in Inghilterra Denis Smalley che costruito una teoria che
si chiama Spettromorfologia che serve proprio a indagare le qualità del
gesto sonoro, i suoi rapporti con la sorgente, i livelli di surrogazione
-e tutta una serie di catalogazioni interessanti sul gesto. Il gesto
nella musica degli ultimi 30, 40 anni è un aspetto importante,
penso alla musica di Sciarrino, per rimanere in ambito strumentale, ma
penso anche alla musica di Berio. E' proprio su di una gestualità diversa
che si confrontano molti compositori, e che su questo costruiscono un
proprio stile.
D -Un soluzione, forse parziale si è creata attraverso Sistemi
integrati destinati alla produzione di suoni non necessariamente armonici
dove si esplora un dominio molto più largo.
F G - Questo fatto di integrare
diverse componenti in un sistema è una
delle strade più innovative e più recenti dell'informatica
musicale, tutti noi lo facciamo quando mostriamo un ambiente esecutivo
per un concerto o quando studiamo un' opera. Per questo io credo molto
nell'integrazione dei sistemi, ovvero nel mettere insieme e nel far dialogare
piu attori: che siano sistemi musicologici, sistemi generazionali del
suono o sistemi di elaborazione del suono.. sì, questo lo trovo
un aspetto interessante e le tecnologie lo consentono.
D -In particolare, i più recenti dispositivi
di interazione musicale, joystick e tavolette sembrano offrire soluzioni
di cattura del gesto per la generazione del suono.
F G - Certo! A me interessa
più un settore che
si chiama 'Natural Interaction' che è l'interazione naturale -
di catturare il gesto là dove è espressione di un gesto
naturale per l'uomo.
Questo aspetto della cattura del gesto è interessante, è uno
dei settori di sviluppo, ma è interessante la dove c'è dietro
una motivazione estetica forte e non solo per usare queste tecnologie
che avrebbe in un senso solo dimostrativo.
E in questo senso che sono negative perchè non c'è nulla
da dimostrare.
D -La materia sonora. E' mutato il principio
della creazione?... da una trasversalità video/suono generata
in tempo reale..
F G - Le nuove tecnologie hanno
in questo settore aperto una strada nuova che non c'era prima. Questo
fatto della composizione algoritmica... e prima ancora il rapporto suono/immagine.
Ma le composizioni algoritmiche ci sono dagli anni 50. Comunque sì questo è un
settore interessante e veramente diversissimo da altre modalità invece
di lavoro con le tecnologie sulla musica.. la costruzione di un processo
che va di pari passo con la costruzione del suono. In ugual misura la
costruzione del processo visivo con la costruzione dell'immagine. E'
un settore interessante e ci sono artisti specializzati e molti di questi
progetti sono decisamente interessanti.
Ma non posso non pensare a Pietro Grossi che tra i primi ha tentato di
generare immagini e suoni contemporaneamente fin dagli anni settanta.
D -Qual è oggi il lavoro di un compositore?
F G - Non credo che esista il
compositore come lo abbiamo visto nel secolo scorso e che ha avuto in
alcuni grandi personaggi la sua massima espressione, e penso a Berio
a Boulez a Ligeti e a Stockhausen. Il compositore in questo senso per
me non esiste più.
Le tecnologie ed il nuovo modo di fare musica hanno cambiato... ci sono
collettivi, gruppi di lavoro, autori che lavorano con le tecnologie riprendono
materiali di altri, il concetto è decisamente cambiato.
Semmai il compositore è colui che lancia un progetto estetico
e compositivo su cui poi lavorano molte persone. Questo lo trovo un modello
più interessante rispetto ad un lavoro tradizionale. E' quindi
in crisi il mestiere di compositore.
Pensi - se un compositore fa una musica per un film tradizionale o meglio
se fa un pezzo per un ballletto, un pezzo per orchestra e poi questo
pezzo viene registrato, oppure un compositore prende una sinusoide dal
suo computer, sempre per lo stesso balletto, queste due cose sono dalla
Siae ricompensate nella stessa identica maniera. Quindi difficile dire
chi è il compositore e se una di queste è una composizione
e l'altra no. La diffusione delle tecnologie mette in crisi la contemporaneità della
scena sonora, a tutti i livelli... mette in forte crisi l'idea autoriale.
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