pietrogrossi
    . La rivoluzione delle tecnologie musicali .
Pietro Grossi 'Genio elettronico' - Il suono trasparente -
- Habitat sonori - Il senso dell'interpretazione - Il Progetto Meeg -
La costruzione di un processo che va di pari passo con la costruzione del suono.
 


D -In un breve ritratto della sua attività inserito da Ircam:
- Ses propres recherches concernent principalement l'analyse de la musique électroacoustique ainsi que la musicologie des musiques assistées par ordinateur, sujet sur lequel il a publié de nombreux articles.

Francesco Giomi - Uno dei miei interessi è l'aspetto di studio della musica elettronica. Negli ultimi anni mi sono occupato di analisi della musica elettronica, di analisi del Live electronics. E' appena uscito un libro che ho appena curato con Andrea Cremaschi sull'analisi di opere con il Live electronics, edito da LIM, Lucca.
Questo è un aspetto.
Poi ci sono altri aspetti che sono quello creativo e compositivo. Poi c'è il coordinamento di un gruppo di lavoro di Tempo Reale. Ci sono molte cose, ma sicuramente ho declinato questo interesse per la musica e per le tecnologie musicali in varie forme.
Quindi si, mi riconosco in parte in quella definizione, certo ho pubblicato un certo numero di articoli. Pubblicare un articolo è ancora un sistema per dare contributi scentifici al resto della comunità. E questo è del tutto normale per chi fa ricerca.


D -Le realizzazioni recenti?


F G  - Mi interessa un rapporto tra lo strumento tradizionale e tecnologico. Sto lavorando ad un nuovo pezzo per flauto ed elettronica che realizzerò a Scandicci-Firenze. Collaboro con un flautista - in questo caso mi interessa un lavoro con un esecutore che possa esprimere qualcosa di nuovo nella sua ricerca con lo strumento, e che insieme a me formi qualcosa che abbia un senso.
Certo io mi occupo costantemente di creazione tecnologica, realizzo opere e composizioni musicali per la danza o per il teatro o per il video, assolute - non posso fare altrimenti, non potrei mettermi davanti ad una partitura e scrivere.


D - Habitat sonori (Expo 2000, Hannover) - Anewmenu, Cartoline sonore in cinque portate - ( 2000) - Esattamente...?
Un progressivo adattamento al luogo fisico in cui questi suoni si diffondono. Arredamento sonoro o piuttosto una proprietà della struttura dell’installazione stessa...

F G - Le cose che ho fatto sono sempre filtrate da una logica musicale, non sono mai cose documentative, senza intervento, sono realizzazioni con un respiro musicale.
Ma c'è Luc Ferrari per esempio che ha fatto delle musiche aneddotiche, si chiama esattamente 'Musica Aneddotica' e sono registrazioni intonse di persone sulla spiaggia, di uno stagno.... o altri ambienti.
Ancora una volta il background storico è fondamentale, ci sono teorici e compositori canadesi che si occupano di queste cose fin dalla fine degli anni settanta. Murray Schäfer ha scritto un libro - Il paesaggio sonoro - che è uscito in lingua originale anche in Italia molti anni fa. In questo c'è un interesse per l'ecologia acustica, per l'ambiente ed i suoni, in un senso differente dalla musiche di Brian Eno ed altri, bensì come una sensibilizzazione verso quelle che sono le qualità acustiche di un ambiente.
In questo senso vanno alcuni dei nostri progetti ai quali sono interessato come compositore o come coordinatore di progetti. C'è stato un progetto molto interessante e fortunato intitolato 'Sonu Pintadu' che si è sviluppato in rapporto ad un territorio, quello della Sardegna, dove ho operato per sei anni e a cui hanno lavorato molti compositori.

Ho fatto alcune esperienze di paesaggi sonori, uno di questi commissionato da RadioTre che si chiama - Menù - paesaggio sonoro in sette portate, (1999).
In questo caso mi interessava il paesaggio sonoro della cucina come ambiente culturale di godimento, i suoni della cucina collegati ad un apparato testuale che è appunto la lettura di un menù molto sofisticato letto in chiave musicale.

Ben diverso da quello che abbiamo fatto ad Hannover, una grande installazione - Geografia - ideata da Berio e realizzata da noi per l'esposizione universale. Lì c'era una idea quasi da catalogo dei suoni dell'Italia, divisi per 4 aree geografiche: città, campagna, mare, montagna, con interscambi ed osmosi tra l'uno e l'altro ambiente. Lì c'era un paesaggio sonoro in continuo movimento, continuamente generato all'istante da computer che andavano a pescare dei materiali, riorganizzandoli. Un progetto molto bello che ci ha dato la possibilità di fare un balzo in avanti anche dal punto di vista della ricerca informatico-musicale.


D -L'esperienza di Luciano Berio che difficoltà pone interpretare ed eseguire le sue musiche

F G - Interpretare le sue musiche è molto difficile. Io ho collaborato con lui dal 1997 e dal 1999 al 2003 per i suoi lavori, ed era un personaggio estremamente esigente, con le idee chiare. Un grande personaggio.
Poneva molti problemi lavorare sulla sua musica, tanto da tornare a studiare e mettersi al suo servizio, è questo è stato!
Ho costruito l'equipe che cura i lavori di Berio su queste basi: l'umiltà, lo studio, per dare a Berio quello che non aveva mai avuto: la massima qualità possibile. La musica di Berio è doveroso affidarla ad una situazione altamente qualitativa ed altamente sicura, al riparo da problemi esecutivi, da problemi di tecnologie, di tecniche e quant'altro.
Penso che in buona parte ci siamo riusciti.
I lavori che ho curato con il mio gruppo, inizialmente composto da Damiano Meacci a da Kilian Schwoon ha ottenuto risultati molto interessanti.
Un gruppo di lavoro che ha girato il mondo in situazioni di grande pestigio.


D -Permane l'interpretazione come problema

F G - Anche nella elettronica di Berio c'è una interpretazione da fare, perchè nella partitura Berio fissa alcune cose, altre devono essere interpretate soprattutto dal vivo, nel momento esecutivo.
Di certo c'è una prassi: parte deriva dall'aver lavorato con lui. Si studiano le partiture, si studia con gli interpreti, e c'è una interpretazione anche per l'elettronica, siamo dei musicisti oltre che tecnici e quindi dobbiamo dare il nostro contributo in questo senso.
Nell'ultimo lavoro che ha realizzato con noi 'Altra Voce' la componente interpretativa è preponderante e molto forte, ci sono fino ad otto strati sonori. E dunque come si relaziano per esempio a livello dinamico, questi strati? E' una interpretazione ed abbastanza difficile.


D -Progetto Meeg - Utilizzo di Max in connessione a un data base (mysql - sql ) e su osc - e interfacciato attraverso un php - si tratta di...

F G - Un progetto che già usiamo per le nostre esecuzioni. Si tratta di un sistema di controllo appunto per tutti gli strumenti del Live electronics: mixer, campionatore, compiuter...
C'è già una pre-relase scaricabile dal sito di Tempo Reale. Meeg. E' il nostro progetto per sistematizzare, e un modo di lavorare sicuro - un modo di approcciarsi al concetto di Live electronics - modalità che nata per le opere di Luciano Berio poi si può riverberare anche su compositori piu giovani e meno importanti.
La possibilità quindi di costruire un ambiente esecutivo che è organizzato in 'cue' - in momenti e per regole e che queste regole possono essere attivate in certi momenti della composizione.
Organizzare un modo di scrivere l'elettronica ad eventi e sistematizzarli con un sistema che è sempre lo stesso e che in definitiva si può riprendere ed aggiornare e utilizzare per composizioni differenti.


D - Che problematiche sono sorte - Gesto / suono - per esempio da una recente realizzazione con la compagnia Virgilio Sieni Danza ( "Osso" )

F G - "Osso" per esempio nasce come work in progress, ampliandosi progressivamente nella sua preparazione. Adesso ci sono tre quadri ognuno dei quali è frutto di un lavoro di ricerca.
Dal quadro più semplice in cui c'è una rielaborazione real time del rumore di un neon - la seconda parte con dei 'tavoli sensibili' e la terza ed ultima in cui c'è una ricerca sulla trasformazione del suono vocale nel tentativo di far diventare attraverso l'elaborazione del suono questi personaggi, altro.
Un dialogo tra performer ed elettronica che diventa una struttura astratta, un tessuto talmente forte e grave da far vibrare tutta la stanza.
I nostri interventi rimandano ad una logica strutturale, frutto di un lavoro di ricerca ormai pluriennale su varie categorie del gesto con l'elettronica.
Non ci sono le telecamere o sensori ma ci sono molti microfoni di vario tipo c'è un rapporto più diretto tra la produzione del suono che fanno gli attori in gioco, nei dialoghi tra Virgilio e Fosco Sieni o per esempio con degli oggetti su tavolo - e tutte queste cose trasfigurate e reinterpretate attraverso il nostro contributo creativo del live electronics.


D -Le possibilità di interazione uomo macchina sono illimitate!
Quale futuro?

F G - Io non sono un futurologo, Pietro Grossi era uno di questi, nel senso positivo del termine.
Però certo nuove forme di interazione sicuramente stanno venendo fuori.
I computer forse spariranno, sostituiti da altre forme...
Quindi l'interazione uomo macchina sarà sempre più naturale, frutto di una esigenza interiore, di un pensiero, in una maniera sempre più immediata... ci sono cose così farraginose e difficili da fare!.. sarà sempre più leggera, per certi versi.... più di questo non so.




Francesco Giomi : musicista, compositore e ricercatore, co-dirige Tempo Reale.
Ha coordinato l'equipe di produzione per i lavori di Luciano Berio e di altri compositori, registi e coreografi in importanti festival. Insegna musica elettronica al Conservatorio di Musica di Parma. Ha curato -L'istante zero - Conversazioni e riflessioni con Pietro Grossi - Firenze, SISMEL/Edizioni del Galluzzo, 1999.

   
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