Negli anni 50 esce in Italia una rivista straordinaria - Epoca - diretta
da Zavattini ed edita da Alberto Mondadori, intellettuale figlio di editori,
amante della immagine e della buona scrittura. Epoca esce in questi primi
25 numeri pubblicando per la prima volta reportages sulla Cina, l' Unione
Sovietica ed Israele, presentati da un grande fotografo come Cartier Bresson.
Dura 25 numeri, poi finisce. Ma se lo sfogliate oggi non troverete un solo
fotografo Italiano, e questo pone la prima riflessione sullo stato del
giornalismo degli anni 50.
Il fascismo non aveva permesso la nascita di una fotografia nel nostro paese.
Quindi è difficile scrivere di foto giornalismo e nessuno può farlo
perchè non esiste materiale di cui parlare.
Epoca nel 54 ha un nuovo direttore che è poi lo stesso editore. E
produrrà secondo le sue intenzioni 'un giornale per la borghesia'
stampato per la prima volta a colori e con le tecnologie più avanzate.
Gli altri direttori si chiamano Biagi - Fallaci, per arrivare purtroppo ai
giorni nostri con un giornale che presenta una Italia tiepida completamente
falsa. Eppure è stato un giornale intelligente, che ha osato di più nella
fotografia.
Epoca inventa i servizi fotografici. Basta vedere come ha usato i propri
fotografi.
Epoca entra dentro soprattutto negli anni 70' in racconti fotografici ed
in fotografie che sono proprio la contraddizione di quello che sta accadendo
ed il paese vuole.
E' un giornale che si schiera; come ad esempio con la copertina del tricolore
(anno 1971) che prende in giro i ragazzi della contestazione, i movimenti
della democrazia, la conflittualita, e tutto questo in maniera veramente
critica.
Dunque giornalismo fotografico in 'Epoca' che per primo si inventa il servizio
fotografico.
Ma il materiale che pubblica da dove arriva, come viene scelto?
Bisogna subito capire che un giornale, un editoriale, è profitto e
poi cultura ed è soprattutto politica; ed è un discorso politico
quello che il giornalismo fotografico italiano, che nessuno vuole affrontare.
Nel 1945 alle riconquiste di libertà democratica abbiamo una agenzia
che si chiama Publifoto (si forma in periodo fascista) che immediatamente
offre la sua produzione a tutti i giornali, contribuendo efficacemente alla
nascita di un ' fotogenico Italiano'.
Ma c'è un
problema di schieramento, e si dovrà guardare l'insieme del giornalismo
italiano proprio in questa chiave, sotto questa natura.
Publifoto è una agenzia che produce materiale fotografico per il
potere, poi vi sono piccole ditte di fotoreporter quelle che hanno idealmente
lavorato per i giornalisti dell' opposizione, quei fotografi che adesso sono
finalmente riconosciuti anche nella storia della fotografia ( Lo Cascio,
D'Amico, Cito).
Fare un giornale è complesso soprattutto negli anni 50 e 60, con problemi
importanti di redazione, organizzazione, arrivo dei materiali.
Fare un giornale significa fare una scelta politica dell'immagine. Allora
se sfogliate questi giornali troverete che la maggior parte delle fotografie
provengono dalle agenzie internazionali che detengono in Italia il 70 per
cento del mercato del materiale pubblicato. E questo è uno dei tanti
temi che non è stato affrontato a sufficienza
Il nostro è stato un paese fortunato perchè ha avuto dei giornali
come l' Espresso ed il Mondo che hanno permesso l'affermazione di un'altra
storia, di un giornalismo liberal democratico e la pubblicazione di molti
altri fotografi non legati alle grandi agenzie. Negli ultimi decenni nei
nuovi settimanali c'è stato un evolversi ( Illustrazione Italiana,
Settimo Giorno ) e un modo nuovo di far fotografia politica; dalla vecchia
fotografia dell'Ansa alla nuova fotografia a mio avviso fin troppo televisiva.
Allora diventa complesso raccontare di fotografia, puoi raccontare di dati
e di cronaca ma poi un vero giornale è fatto di grandi reportage,
di grandi racconti e non di minuzie. |