Ho iniziato a fare questo
lavoro con tutti gli strumenti che mi arrivavano dalla Storia dell'Arte
e mi sono subito domandata quale doveva essere l'identità di una
raccolta fotografica pubblica in un sistema museale. Questioni accennate
in altre occasioni e che sono quelle della identità e dell'etica
e della deontologia professionale ed anche della politica culturale,
perchè una istituzione come è un Museo Civico si misura
costantemente con una Amministrazione Pubblica.
Sono dunque questioni di identità ed etica che vanno decflinate
sul piano del confronto, non possono essere questioni esclusivamente teoriche,
si devono misurare nella prassi museale quotidiana che non ha strumenti
per quanto riguarda la fotografia.
Per adesso mi sono interrogata sulla identità di raccolte fotografiche
che erano nate e, specificamente per quanto riguarda Milano con un patrimonio
di 600mila fotografie originali, destinate alla storia dell'arte, dunque
in funzione ancillare. Poi mi sono posta il problema di una riconfigurazione
di questa identità e di questa raccolta, con questo si vuol dire
che è necessaria una profondità storica, è necessario
studiare le proprie raccolte con un metodo che per me è derivato
dalla Storia dell'Arte.
Ma la formazione dello Storico dell'Arte non sempre è sufficiente
ad affrontare la fotografia. Questo lavoro di indagine richiede altri confronti
perchè la fotografia ha rotto molti schematismi costruiti dagli
Storici dell'Arte.
Se si può parlare della fotografia dell' Ottocento e parlare di
generi fotografici derivati dalla pittura, questo non riesco piu a farlo
per per altri tipi di fotografie.
Quindi è evidente la necessità di una formazione come Storici
dell'Arte appropriata alla contemporaneita, ad una cultura visuale
ampia che non ha solo rapporti con la Storia dell'Arte, ma deve prendere
i propri apporti dalle altre discipline.
Il metodo della filologia applicato al lavoro di archivio può avere
degli effetti eversivi quando è un lavoro serio e filologico realizzato
con onestà intellettuale, per il naturale confronto con le fonti.
Queste lavoro mi ha portato a riconfigurare una identità nei confronti
di una città e di un pubblico, di una amministrazione e degli sponsor
e poi a riconfigurare la percezione della fotografia da parte della città.
Non è un
lavoro che finisce e l'archivio non si attesta su dimensioni statiche di
conservazione, ma deve avere questa progettualita e questa dimensione
forte di apertura alla cultura visuale contemporanea.
Vorrei poi dire che è importante non demonizzare il privato, piuttosto
si dovrà costruire un rapporto di collaborazione come incontro vitale
tra realtà diverse che concorrono agli stessi fini, non ultimo il
rapporto con il collezionismo. La dove c'è una Istitizione Pubblica
che lavora per la valorizzazione e per la comunicazione, i collezioni tornano
ad interessarsi - e a donare.
Ritengo quindi estremamente importante e tutte collegate queste questioni
di identità etica, deontologia e politica culturale.
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