Herbert Westkemper : Due problemi
sono legati al suono olofonico o alla ripresa con la testa artificiale.
Innanzitutto va riprodotto assolutamente attraverso una cuffia e molte
persone provano un certo fastidio ad indossarle.
La domanda è: ma perchè non si può fare attraverso
le casse acustiche?
Diciamo che la cassa acustica di sinistra che sarebbe il canale destinato
esclusivamente all'orecchio sinistro finisce necessariamente anche nell'orecchio
destro e viceversa.
Quindi al posto di due segnali contenenti differenze minime tra di loro,
si ha un segnale unico che il nostro cervello non è piu in grado
di analizzare e risulta come una immagine sfuocata come una doppia esposizione
di una fotografia.
E la nitidezza che è fondamentale per creare queste immagini tridimensionale
non esiste più.
E questo senza considerare che in uno spazio reale con una acustica reale,
a questi segnali così preziosi e così poco differenti tra
di loro si aggiungono le riflessioni dell'ambiente...
Quindi la riproduzione attraverso delle casse acustiche per ora non è possibile.
Siamo quindi legati alla cuffia.
Ma trattandosi di uno spettacolo sperimentale si chiede un minimo di
spirito di adattamento. Ho notato nelle reazioni del pubblico che molto
presto si dimentica la cuffia e l'artificio che ne sta alla base - il
resto poi è spettacolo.
Una secondo problema legato alla riproduzione tramite la cuffia -
Nella realtà quando noi abbiamo un ambiente sonoro o una sorgente
sonora unica, in una certa posizione - quando noi giriamo la testa ovviamente
cambiano radicalmente le differenze interaurali. Ma siccome il nostro
cervello ha imparato a controllare e valutare le differenze,
deduce in questo caso che la sorgente sonora è rimasta ferma.
Nell'ascolto con la cuffia purtroppo succede che tutto l'ambiente sonoro
nella sua tridimensionalità si gira con noi. Questo è un
handicap poco naturale che si genera soprattutto quando ci sono dei suoni
molto sorprendenti, perchè non siamo abituati ad avere dei suoni
che provengono da tutte le parti - anche se il dolby stereo del cinema
va in questa direzione, ma mai segnali così precisi e così vicini
e così toccanti come quelli dell'olofonia - in quel caso lì si,
ci viene spontaneo girare la testa.
E quindi abbiamo questa spiacevole sorpresa di provare che tutto si gira
con noi e non riusciamo mai ad afferrare l'immagine che vogliamo vedere
... ma per fortuna lo spettacolo ci riporta al centro.
Ma torniamo allo spettacolo.
Lo spettacolo si svolge praticamente in un contenitore piuttosto scuro,
perchè la storia è drammatica e triste. Ho fatto mettere
per motivi scenografici ed acustici una grande vetrata che separa anche
acusticamente gli spettatori dalla scena.
Invece elettro acusticamente tutto ci è vicinissimo perchè noi
siamo direttamente dentro la testa di Elettra.
Come viene realizzato tutto questo?
L' idea iniziale era di mettere due microfoni miniaturizzati direttamente
nelle orecchie di Elettra. Ho fatto costruire delle protesi per poter
inserire una capsula microscopica, quelle che si usano per i radio microfoni.
L' attrice era così 'attrezzata' a trasmettere segnali, trasformata
in una specie di testa artificiale recitante.
Questa idea iniziale è stata abbandonata dopo alcuni tentativi.
Le contro-indicazioni erano che mentre le voci degli altri attori erano
nitide e giuste, la voce di Elettra risultava in una posizione infelice.
Di solito il microfono, la capsula per cantare una voce sebbene piccola
si cerca di metterla vicino alla bocca e non nella cavità dell'orecchio.
Quindi questa idea è stata abbandonata anche se l'idea principale è rimasta
la stessa.
Mi sono inventato un sostitutivo a questa idea, e nello spettacolo, la
cosiddetta spazializzazione - quello che avrebbe fatto la testa artificiale
se Elettra fosse stata la testa artificiale - viene fatta artificialmente.
Nel senso che della voce di Elettra vogliamo 'la soggettiva' -
ho fatto dunque in modo che la sua voce ripresa da un microfono monofonico,
un segnale monofonico, viene mandato, trattato con un piccolo riverbero,
direttamente sulle cuffie.
Quindi la voce di Elettra la sentiamo dentro la testa - ogni spettatore
sente la voce di Elettra dentro se stesso - con tutti i singhiozzi e
con tutto quello che succede in scena - infatti c'è un coinvolgimento emotivo notevole
- e nonostante la distanza fisica... qualcuno ha scritto che è come se
noi fossimo degli ectoplasmi che possono entrare in scena e navigare insieme
ad Elettra, nel suo spazio.
Invece gli altri, le voci degli altri personaggi passano da un software sviluppato
all'Ircam che si basa su Maxmsp e si chiama Spax i - un spazializzatore che permette
da un lato di spazializzare dei suono e fare delle traiettorie sonore attraverso
le tante casse acustiche, ma anche un modulo che permette praticamente di codificarlo
come un segnale cosiddetto binaurale, un segnale che ripreso da una testa artificiale
o che artificialmente crea delle differenze interaurali, indicando quale punto
vuoi simulare.
Perchè se alla sorgente corrisponde una differenza interaurale, vuol dire
che io applicando una sorgente immetto e creo delle differenze interaurali e
posso generare questa posizione nel nostro cervello.
Questo software campiona, usando tra l'altro la testa artificiale, campiona le
differenze interaurali sul piano orizzontale e in parte sul piano verticale;
così semplicemente muovendo il mouse intorno al centro, che sarebbe la
testa di Elettra - io posso generare dei percorsi intorno al personaggio. Posso
tra l'altro aggiungere, creare ambienti diversi, posso aumentare il riverbero,
o riverberi diversi che generano o virtualmente creano ambienti di grande sale...
Pubblico - In questo caso i microfoni di ripresa dove sono collocati?
H. Westkemper - Dunque ogni attore ha un microfono. Il microfono di Elettra
viene trattato con un riverbero molto stretto, diciamo come se fosse la risonanza
della scatola cranica, per non avere un suono troppo povero da radio microfono.
Pubblico - Il suono viene filtrato?
H. Westkemper - Il meno necessario, così da renderlo e risultare naturalissimo.
Il bello della testa artificiale e la sua credibilità sta nella riproduzione
che deve essere il più naturale possibile.
Pubblico - La ricostruzione dell'ambiente tramite Maxmsp Spax i è stata
fatta prima per ogni personaggio?
H. Westkemper - No. Come dicevo prima, bisogna distinguere tra le cose pre-registrate
che comunque risultano come degli ambienti - diciamo - praticamente reali. Questi
li abbiamo pre-registrati a Castel Sant' Elmo a Napoli, un luogo
molto riverberato perchè fatto
tutto di pietra. Nei corridoi molto lunghi e riverberati abbiamo registrato alcuni
momenti:
-le ancelle che passano, Cliternestra che scende le scale. Sotto c'era
anche un palcoscenico e quì mi sono messo, sotto le tavole, per simulare
la festa con musiche, lotte e rumori di sedie.
Quindi diciamo che questo è come
una ripresa in diretta fatta in 3D reale, esattamente come nella realtà,
suoni registrati e poi riprodotti. Invece gli ambienti che mettiamo sui radiomicrofoni
sono quelli che in qualche maniera raccolgono i suoni in scena.
Quindi se Cliternestra parte da un ambiente molto riverberante, al piano di sopra,
dobbiamo dare questa idea di avvicinamento ad un altro ambiente che noi vediamo
- e poi Spax i simula molto bene quello che avviene nella realtà tra una
sorgente che è molto vicino a te - dove hai molto suono diretto e poco
ambiente, ed una distanza, maggiore di dieci metri per esempio, dove vi è molto
piu riverbero, molto piu ambiente e meno voce diretta.
E questo viene fatto in tempo reale, c'è un tecnico che segue l'attore
che si muove intorno ad Elettra e cerca di dare l'idea della sua posizione rispetto
alla testa e l'ascolto di Elettra.
Si ha così la sensazione di partecipare assolutamente a questo spettacolo.
Herbert Westkemper : laureato alla 'Hochschule der
Kuenste' di Berlino come ingegnere del suono. Vive in Italia dove lavora
prevalentemente in qualità di
Sound-Designer. Ha al suo attivo collaborazioni con i maggiori registi
teatrali tra cui Luca Ronconi -
(dal 1986), Bob Wilson, Jerome Savary e Peter Stein, nei
teatri più rinomati come La Scala e il Piccolo Teatro di Milano.
Nel
2005 vince il Premio dell'Associazione Nazionale dei Critici Teatrali e il Premio
Ubu per il suono dello spettacolo Elettra.
|