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D.
-Hai inaugurato un metodo, un modo nuovo di inserire le opere degli
artisti nel contesto della città.
Pierluigi Tazzi -Ho cercato di scoprire la città con l'atteggiamento
non del turista, né con quello raffinato del ' flaneur ' alla
Benjamin, bensì utilizzando l'opera degli artisti.
D. -E' stata una esperienza esaltante?
P.T. -Personalmente ho cercato di restituire
con le mie visite guidate ai luoghi dell'esposizione quello che mi
sembrava degno di scoperta. Ma più di me come narratore e come
cicerone, erano - ripeto - le opere degli artisti a guidare e a rivelare
questa fantastica città, permettendomi di entrare
con la loro stessa presenza nel suo corpo, nella sua carne viva, nella
sua sostanza carica di potenza ed energia.
E' stata una esperienza veramente notevole e questo vale anche per
gli artisti che vi hanno partecipato.
"Ci fai vedere la città come noi che 'siamo di qui ' che la viviamo
ogni giorno, che la abitiamo e non abbiamo mai visto in questo modo" mi
sono sentito dire.
Io accetto il complimento, come si accettano tutti i complimenti così come
tutte le accuse. Ma non sono io il rivelatore… ma
le opere degli artisti. Avendo scelto, personalmente artisti ed opere, spesso
quelle specifiche opere che avevo scoperto nei miei viaggi nel mondo. Poi
di fronte a queste opere mi ero messo in silenzio, in attesa passiva, attesa
per sentire la loro voce, quella voce che poi mi avrebbe guidato a disporle
nella maniera giusta, conforme allo loro poesia, al loro canto.
A volte gli artisti stessi, con un loro diretto intervento mi
hanno guidato.
D.
-E' un modo originale di proporre arte e renderla necessaria.
P.T. -Le opere degli artisti sono anche questo come tentammo di dimostrare
tre anni fa a Tokio al Mori Art Museum in cima al grattacielo con la mostra
che aveva come titolo "Happiness", "Felicità" e come sottotitolo esplicativo
e dichiarativo: “Una guida alla sopravvivenza nell'arte e
nella vita"
D. -Ciò che conta non è l'esiguo
elitario pubblico dell'arte…
P.T. - L'arte è per tutti, questa è stata la nostra offerta e
la nostra sfida, non siamo in grado di monitorare i risultati, il feedback
della nostra azione.
Presumo di aver reso un servizio, di aver aperto un punto di visione, un
margine di riflessione, di aver reso il mondo territorio, il contesto, la
vita alla fine migliore; per tutti e per nessuno, per chi non sapremo mai,
per chi non incontreremo mai. E la nostra remunerazione ideale sarà la
conferma di aver acceso per un incommensurabile momento una luce…senza alcuna
pompa, nell'umiltà che
richiede il nostro mestiere.
D. - I progetti si possono esaurire… o cambiare destino...
P.T. -Non siamo noi ad aver voluto interrompere il ciclo, a voler mancare l'appuntamento.
Non si sono date le condizioni oggettive per continuare in questo modo.
Proveremo altre possibilità.
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