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Così in nota dopo la traduzione, senza neppure avvertirlo, (lo seppe quando vide la cosa tradotta) dico che per puro caso il traduttore ha trovato in casa dove vive attualmente il manoscritto in questione. Quindi se lo vuole riprendere... gli fece talmente piacere che poi questa cosa lo prese in una specie di gioco di specchi che lo ha rimesso in un altro romanzo nel quale figuro come personaggio che gli ritrova un manoscritto. Poi ci siamo conosciuti e siamo diventati anche amici. Per dire... ero in un ordine Pasoliniano, talmente ordine Pasoliniano che ho trovato a colpo sicuro una cosa che da dieci anni non cercava più... non avendo avuto il coraggio del chiamare Graziella per chiedere indietro il manoscritto Questo ha fatto si che la materia trattata da Pasolini ed in particolare quel segno tracciato sulla storia, sulla geografia, un confine che lui tracciò prima, adesso è evidentente Ma attenzione adesso tutti notano che c'è stato un cambiamento, ma prima no! Quando Pasolini diceva -Fermi tutti: non mettiamo la scuola dell'obbligo- lo prendevano per pazzo.Quando Pasolini parlava della omologazione come perdita della ricchezza di un paese povero che sarebbe diventato un paese doppiamente povero senza quella ricchezza, lo prendevano per pazzo; non lo prendevano tutti per pazzo ovviamente, però non aveva presa. "Ma come! adesso c'era il progresso, la modernità...ma che scherziamo!... l'alfabetizzazione... ma che sta dicendo! Pura provocazione. Ed invece no.Era una battaglia persa ovviamente. Si persa nella sua veggenza. Che con un poco di sforzo forse si riesce,soprattutto se circondati dalle cose che aveva Pasolini intorno, si riesce a calarsi nel momento in cui cominciò a delinearsi questa che per lui era una catastrofe... attenzione! - il mondo che diventata una immensa borghesesia globale... Lui amava gli intellettuali ed il proletariato, lui la borghesia la odiava ed era odiato dalla borghesia. Si che stava per partire un processo di omologazione borghese che avrebbe tolto di mezzo prima il proletariato e quello diciamo sarebbe stato un primo passo avanti e poi gli intellettuali... Avrebbe praticamente tutti assorbiti all'interno di questa mega classe sociale, cosa che per lui doveva essere veramente un disastro questo! Un senso di disfatta traspare da tutte le cose che scrive, la disperazione totale di Pasolini che pure era un uomo di successo, un uomo che aveva avuto nonostante tutte le avversità (diciamo dei processi, tutti e 33 assolto) un grande successo per tutto quello che aveva fatto. Il suo talento era stato riconosciuto .C'erano persone di assoluto pregio che lo consideravano al massimo livello: Gadda Contini, i più grandi intellettuali italiani pendevano dalle sue labbra. Poi magari ci polemizzavano ma ad un livello magari altissimo... eppure era disperato. E la sua disperazione consisteva in questo suo vagare come "un feto adulto" lo dice in quella poesia, ma in fondo lo dicono tutte, ma quella in particolare, "alla ricerca di fratelli che non sono più" Era finita una famiglia che era la storia ed era come se fosse stato paracadutato in un altro posto dove non solo quasi non conosceva più nessuno, ma dove non condivideva più le cose. Questo che è il senso ultimo di tutto il lavoro di Pasolini, che evidentemente mi ha intriso in quei nove mesi, più che se avessi letto e studiato Pasolini, cosa che non avrei fatto. Io non mi sarei mai rinchiuso per nove mesi a studiarlo. Non ci sarebbe stato scopo. Quindi evidentemente nel tempo io dovrò non più come scelta, Beckett è una scelta, questa no! dovrò rilasciare in un percorso ovviamente a ritroso, prima partendo da ciò che sono e poi nell'elaborazione che evidentemente l'esperienza o la maturazione e tutto quello che poi ti concede questa specie di viaggio a ritroso... (nelle vesti di chi) a partire dalla fine degli anni 50, al momento del boom economico in cui tutti più o meno avevano la speranza del futuro... perchè mentre le cose stavano migliorando per tutti avviene il disastro. E Pasolini non viene capito! eppure a tuttoggi prendendo quelle pagine ci si rende conto che ancora oggi conterrebbero dei moniti, che si sarebbe ancora in tempo a seguirli ancora oggi -Ma niente! Perchè appena parli di Pasolini c'è sempre qualcuno che alza la mano e ricorda a tutti che era un invertito, un comunista, perché poi le aveva tutte! Moravia lo disse battendo la mano contro la sua lapide. -Questo era un poeta che ne esistono solo cinque in cento anni- Però era indifendibile perché era comunista, era omosessuale ed era anche cattolico -le aveva proprio tutte. E quindi era indifendibile e Moravia piange dicendo questa cosa , battendo quella mano ossuta sulla tomba.... E' forse una delle cose più commoventi che io abbia visto. Fu forse quella la cosa che a 16 anni mi colpì. Vedere uno scrittore che come Moravia (che allora non avevo ancora intercettato, lo percepivo come il vecchio scrittore) che come un ragazzino batte su questa tomba e ripete -Ce ne sono cinque di poeti in un secolo e questo era uno- ed era indifendibile Per cui a parte Marrazita, il suo avvocato difensore che lo ha difeso 33 volte, non è stato difeso a sufficienza per le sue idee. Poi si fa presto a dire - le cose sono andate come dovevano andare. Certo se non ascolti certe voci dopo diventa ineluttabile. Perché certe voci rappresentano una alternativa, fino un certo punto una possibilità. Tuttora io non credo che questo è il migliore dei mondi possibili o che non ci sono alternative a questo. Bisognerebbe ascoltare certe voci diverse, tanto più sono diverse tanto più ti fanno paura certe voci. Ma se non vai ad ascoltare quelle... ovviamente non c'è alternativa a nulla a ciò che accade. Pasolini è stata forse l'ultima grande alternativa - coraggioso sarebbe stato colui che avesse deciso di ascoltare Pasolini e di comportarsi di conseguenza. Non dico che avrebbe dovuto scrivere la costituzione italiana. Però certi modi se presi sul serio adesso ci farebbero tribolare di meno in molti campi. Perché non li misuriamo più ormai i passi indietro che sono stati fatti. Adesso cominciano a vedersi - i passi indietro, anche nell'economia che è stata diciamolo la tirannia di questo ventennio. Comincia o non funzionare neppure quella - il Pil non cresce più.. E adesso tutto quello che gli abbiamo sacrificato, questa - Spoon River di valori e opportunità comincia un pochino a seccare... di aver lasciato cadere tutto in questo modo. Tutto questo non può essere oggetto di un romanzo.Non si può scrivere un romanzo su queste cose. Però alla fine non poi prescindere da questo, come racconti una storia, come racconti i cambiamento all'interno delle persone o all'interno delle comunità nel tempo, mantenendoti nella contemporaneità. Io non riesco a concepire un romanzo storico e quindi io scrivo nell'arco della mia vita - da quando sono nato io è nato il mondo- e guarda caso questi 46 anni sono gli anni in cui prima si è manifestato e poi consumato questo divorzio dalla storia (come lo intende Pasolini) di cui noi siamo i testimoni di fatto; e quindi quando vai a parlare di situazioni che cambiano perché di questo scrive il romanzo, situazioni che cambiano, alla fine ci rientra questa materia di cui sono intriso. Probabilmente non sarebbe così se non avessi vissuto questi nove mesi lì. Anzi sicuramente non sarebbe così. Però li ho vissuti, che altro potrei fare! Per fortuna era Pasolini cioè il massimo poeta ed intellettuale del dopoguerra. Ma se fosse stato un altro, sarebbe stato ugualmente così importante per me. Mi ricordo di -Cabrera Infante- da poco deceduto, grande scrittore cubano, quando rispose ad una domanda di Liberation che propose per un allegato bellissimo, storico, grande così -Pourquoi ecrivetez vous?- E rivolse questa domanda -Perchè scrivete- a tutti i più grandi scrittori del momento. Erano gli anni '80. C'erano veramente tutti. C'era una risposta fantastica di Beckett -Non so fare altro! fine. E Cabrera invece incomincia a dire che quando sua madre era incinta di lui e stava all'Avana seduta su una sedia a parlare con le comari... ha sentito tante di quelle storie (quando ancora era in pancia della madre) che per tutto il resto della vita, per liberarsene avrebbe dovuto fare lo scrittore. Ne fa anche un racconto! racconta tutto, i nomi delle comari, le persone... ( l'opposto di Beckett) Scrive dieci pagine per rispondere. Io però capisco che cosa intende.C'è una materia, una materia non solo narratira, una pasta che ti entra dentro, per qualche canale biografico o dalla tua mamma mentre tu sei nella sua pancia e quello che sente lei lo senti te! Oppure il lettuccio in cui tu dormi, che è quello di Pasolini con tutte le sue cose...e arriva dentro tutta quella roba lì che è stata pensata e concepita lì. Dopo te ne devi liberare in qualche modo. E quindi finisce per esserci sempre nei romanzi che scrivo, anche se veramente non c'era nessuna intenzione, dei momenti nei quali pago il mio debito, almeno una rata con Pasolini. Ma penso che almeno lì, quella cosa ha reso unica la mia avventura, altrimenti sarebbe stata una avventura qualunque....quel -Vieni ho uno studio, stacci quanto vuoi- mi ha scolpito un destino; dopoché non mi è restato altro.E siccome non è neanche un brutto destino, non mi è restato altro che accettarlo; e quindi mi fa anche piacere non soltanto dove viene citato nel titolo, ma dove viene disperso in una serie di notazioni del narratore che si percepisca e si ricordi...se pur così Pasolini ha continuato ad ispirare anche le pagine di romanzi che Pasoliniane non sono. S.C. -E' veramente una lunga dichiarazione d'amore quella che fai verso il lavoro e l'opera di Pasolini. L'alternare di questi nove mesi a Roma... sono stati in fondo un nascere. Mi viene da pensare che diverse volte almeno in B-52 ci sono personaggi che scelgono dei padri spirituali. Per esempio Ennio il personaggio e il protagonista di B 52 è figlio due oscuri cartolai di provincia, tra l'altro con siparietti incantevoli, in un capitolo delizioso... Veronesi racconta le gesta di questa cartoleria di provincia, le gesta di questi due genitori ai quali hanno dato in paese il soprannome - Siamsenza e Noncisà- perchè in questa cartoleria sono così timorosi di introdurre nuovi articoli e timorosi di non venderli che in questa cartoleria triste-triste non c'è mai niente. E se vai a cercare qualcosa che non siano le penne un poco standard o il quadernino grigio-grigio la risposta è sempre -Siamsenza e Noncisà - e allora questi diventano i soprannomi, il destino grigio di questa famiglia da cui il figlio vuole evadere. Il figlio evade imparando a suonare uno strumento,e facendo quello che farà a Viareggio. Ad un certo punto della storia dirà - Bhe! in Callegari avevo trovato un padre- E in effetti quest'uomo gli insegna tante cose e trova un vero padre che lo addestra alla vita. Ecco è interessante vedere che le famiglie propriamente biologiche almeno in questi due romanzi funzionano non male,ma funzionano in un modo molto doloroso ed intermittente. I rapporti dentro le famiglie sono i più difficili e i più sconnessi. Mentre i punti dove davvero arriva comunicazione e scambio o intesa, sono nei rapporti fuori della famiglia, spesso tra persone di età diversa, che riproducono questa sorta di filiazione -padre e figlio scelti- e non più trovati dentro la famiglia. S.V. -Lo si può allargare ad un concetto disastroso di famiglia, che poi è un concetto letterario di famiglia. Per esempio l'inizio di Anna Karenina, è l'esordio di una famiglia infelice. C'è dunque qualcosa da raccontare. A parte questo, c'è secondo me una situazione socio-antropologica che può essere direttamente collegata a Pasolini. La vera ripercussione storica si è avuta dentro le famiglie, perché prima la famiglia non era altro che una cablatura, una connessione nel prolungarsi in avanti del tempo. Per cui era molto raro che le famiglie infelici come quella di Anna Karenina fossero famiglie qualsiasi. In realtà erano infelici perché c'era qualcosa di non qualsiasi nei personaggi, non qualsiasi che all'interno di quella linea rigida prevista dalla tradizione scattava e innescava infelicita. Da un certo momento in avanti le famiglie infelici, cioè essere infelici dentro la famiglia, è diventato accessibile a tutti! Questa si è diventata una conquista. A partire dalla famiglie più umili e povere dove si doveva faticare per accontentare i bambini. Come succede adesso - che adesso i bambini desiderano tutti la stessa cosa. Che tu sia ricco o che tu sia povero sempre quel pupazzino devi comprare! Adesso anche la famiglia povera deve comprare le Carte Magic ai propri figli. E pensate al non nulla che è per le famiglie agiate, che spenderebbero milioni per le macchinine elettriche, invece se la cavano con la stessa cosa. Il contraltare di questa omologazione è stata l'omologazione anche del disagio famigliare, per il fatto che lo stimolo dell'infelicità e stato distribuito in un formato accessibile a tutte le famiglie e di qualunque provenienza. Per cui è andata a finire che le stirpi di barbieri si sono interrotte, si sono interrotte le stirpi di artigiani, si stanno interrompendo le stirpi di industriali, si stanno interrompendo anche le stirpi dei notai, di farmacisti. Si incominciano a vedere figli che non fanno il lavoro del padre. Dietro ogni figlio che non fa il lavoro del padre c'è almeno uno scazzo gigante dietro quelle quattro mura. Che magari lì per lì poi non risolve le cose ma non è poi detto che questo conflitto produca infelicità. Per risolvere le cose si! Il padre - stiamo parlando di persone della generazione di mio padre, abbastanza illuminato da accettare di avere contribuito lui stesso a generare un tempo nel quale suo figlio se ne va a fare i -fatti suoi- E tu, tutto quello che ti lascia, la bottega o che altro - se ne frega - indipendentemente da quello che vuole andare a fare, perchè la cosa assurda è che puoi riuscirlo a farlo! Immagino il padre dell' astronauta che adesso fa le capriole in questo momento nella Soyuz, quando bimbino diceva -da grande voglio fare l' astronauta- Gli avranno dato dei scapellotti... -vai a studiare, vai al catechismo- Ora quello è li a fare le capriole nello spazio come desiderava da piccolo.Giusto! Non stiamo parlando della famiglia a caso, stiamo parlando della famiglia borghese che ha generato un desiderio in un figliolo... di allontanarsi... Non credo che il padre avesse pensato per lui un futuro da astronauta o di allontanarsi dal solco che il padre aveva amorevolmente preparato per lui. Questo però è l'anticamera dell'implosione. La famiglia è un luogo inviolabile; dentro le mura familiari succedono ancora oggi delle cose veramente trucide. E nessuno ci può mettere il naso. E quindi sarebbe bene che ci fosse una certa concordia, perchè se non c'è concordia appunto, i rapporti di forze diventano spietati e possono succedere veramente delle violenze fisiche e psicologiche atroci. Io credo che con il moltiplicarsi delle occasioni, delle liti banali, dei diverbi e delle divergenze banali tra padri e figli, determinato da questo scarto improvviso della storia e da questa omologazione, da questa civiltà orizzontale e non più verticale, con il moltiplicarsi di queste occasioni si è moltiplicata la sofferenza, si è moltiplicata la rovina all'interno delle famiglie. Per cui vedendo nell'insieme i romanzi che ho scritto non c'è una famiglia a modo. Sono tutte dei ruderi di famiglia. Del mio primo romanzo si diceva -Quello non è un padre putativo è un padre vero- ma a parte che non si parlavano, non c'è l'ombra di una madre, che ha preso, che li ha mollati ed era andata via. La famiglia si è disgegata già da un sacco di tempo e con essa ogni senso di protezione. E tutto ciò che il padre e la madre avrebbero voluto dare ai propri figli si è già perso da tempo. E così nel secondo, negli -Sfiorati- dove addirittura c'è un incesto; quindi figuriamoci!. Io credo che da qualunque parte la si giri la situazione, se si guardano le cose con onestà intellettuale si sente un accanimento, perchè non è un pregiudizio o una allergia alla famiglia, anzi! Però bisogna riconoscere che adesso la famiglia è diventata una cellula di coltivazione di infelicità micidiale. Prima non era così. Perchè un tempo che io non rimpiango - prima perchè non l'ho vissuto, secondo perchè quello era un tempo reazionario, diciamo! che però prevedeva dei ruoli ben precisi, che in molto pochi si mettevano lì a discutere e questo permetteva si! il transito tra padre e figlio o tra madre e figlia di una quantità pressochè totale di informazioni e di valori... Non si perdeva nulla del passato, di generazione in generazione. Perchè non c'erano via di fuga laterali, non c'era una cultura giovanile che poteva disperdere e rielaborare e poi riemergere, torreggiando sotto tutti i profili, anche quello economico... proviamo a immaginare i padri dei Beatles; la mamma di John Lennon... gli avrà detto -Ma cosa vai con quei quattro capelloni! ma cosa credi di fare- Mai pensando che po' po' di impero sarebbe venuto fuori, perchè se lo avesse saputo.... E infatti adesso le mamme portano le figlie ai provini per le veline. Perché adesso hanno capito che da lì c'è la scorciatoia, si può arrivare ai soldi, si può arrivare a tutto ciò che prima per arrivarci bisognava studiare. Quella cosa si è manifestata allora, prima no! Non c'era modo di andar via di casa e tornare a vent'anni carichi di quattrini e facendo la vita che vuoi te, e tutto quello che ti hanno insegnato a non fare lo fai. Poi vai da tua madre e da tuo padre e gli dici -Volevate vedermi sistemato, sono sistemato!Non rompete più i coglioni- Questo non era possibile prima. Da un certo momento in poi è stato possibile e praticamente è stata la fine della famiglia intesa come il luogo che -se si sciupa è un peccato- Per cui si parla dei Bunddenbrok, si parla di queste grandi famiglie che vanno in rovina, ma ci mettono del tempo per andare in rovina. E poi soprattutto le tensioni interne sono quasi tutte determinate da moti indipendenti dell'animo, quasi scandalosi nei confronti di una norma che c'è e che viene... penso soprattutto a Dostoevskij che ha ripinzato di odio le famiglia, anche se questo odio era tanto violento e perverso quanto più era solida una idea di famiglia intorno ai personaggi di cui si occupava lui, e che funzionava proprio come l'opposto degli ingredienti che ci metteva lui. |
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