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S.V. -Ora questi ingredienti non ci sono più, ora le famiglie felici non li vedi, non ci sono.
Ci sono dei contratti che possono più o meno funzionare.
E c'è poi questa carica di affetto immensa che è la natura stessa, è amore perduto o che rischia di andare perduto e che secondo me genera...
Kourt Cobain si è ammazzato a 27 anni perché non aveva digerito la separazione dei suoi genitori.
Cioè una ragione così banale in uno che fatto quello che ha fatto, eppure è banale perché milioni di altri ragazzi hanno dovuto sopportare quel trauma.
E questo lui non lo aveva superato.Ci ha provato due o tre volte e alla terza si è sparato. Ma il problema era quella piccola esplosione a Seattle di questa famiglia borghese e americana che come altre milioni di famiglie..
vola un piatto, vola una bottiglia di birra, si separano e questo finisce per essere l'atto costitutivo di una vita adulta, anche secondo me, perchè i genitori non si sentono più rappresentati dai figli, perché sanno che i figli se ne andranno per i fatti loro, che non c'è più quella linea di trasmissione per cui tu puoi continuare a vivere nei figli.
E quindi finisce per essere quasi insostenibile la convivenza.
Io mi occupo di famiglie seguendo il filo dell'amore e dell'affetto, perchè è quello che poi mi interessa. E mi ritrovo regolarmente a raccontare di infelicità di manchevolezze...neanche troppo tragiche, però sono sufficienti per inquadrare personaggi in una cornice di infelicità che poi appunto genera l' energia con la quale poi scrivi.
S.C. -Credo che uno dei momenti di incontro vero tra la figlia ed il padre in
-Venite Venite B-52- è quando Viola farà al babbo una domanda che riguarda la favola di Cenerentola.
Una domanda curiosa -Perché venendo via dal ballo, quando a mezzanotte tutto ritorna ad essere la povera cosa che doveva essere, la carrozza torna ad essere una zucca e i vestiti d'oro ancora stracci, perché la scarpa che ha perso sullo scalone resta una scarpa di cristallo, perchè anche quella non torna ad essere la ciabattuccia che doveva essere...
Bene questa ragazzina aveva fatto questa domanda a tutti gli adulti e tutti si ingegnavano a dare risposte del cavolo.
Quando la farà al padre, questo padre che non incontrava da tanto tempo ( i genitori si erano separati ) il padre gli aveva detto - A dire la verità non lo so- Ammette in qualche modo di non sapere qualcosa.
Ed è proprio su questa debolezza che la figlia dentro di sé pensa
-Questo rapporto può riprendere-
E' bello questo fatto! ritrovare un punto di forza...
e che questo rapporto di forza nasca su un punto di debolezza.
S.V. -Si in effetti questa ragazzina è animata fin dalle prime pagine del titolo
(è una sua preghiera che dà il titolo al romanzo) da una specie di ingenua volontà distruttrice.
Per cui il fatto che suo padre fosse percepito nella Viareggio in cui vive lei come un farabutto, un poco di buono, la riepiva di speranza su questo padre.
Perchè quello che aveva intorno lei era sicura che non andava bene.
Quindi tutto ciò che si discostava da quello, compresa la bomba atomica sganciata per errore nel suo giardino andava bene.
Solo che quella prima convivenza forzata con il padre che l'ha fatta rapire durante un weekend comincia a comportare il demone del venirsi a noia, del non intendersi, del deludersi.
E tutto questo comincia in maniera del tutto strana, e quindi promettente per la ragazzina: solo che anche una convivenza in latitanza comincia presto a generare le scorie della famiglia, e lei che non sopporta né la madre né il compagno della madre il quale naturalmente le aveva sparato delle cazzate abnormi a quella domanda lì...Innanzitutto questi ( il compagno della madre) aveva incominciato a dire che non era vero. Quindi a lei era toccato farglielo rivedere tre volte il film per fargli capire la domanda.
Insomma tutta quella delusione ingigantita e proprio stimolata da questa pretesa di benessere familiare, che non c'è, perchè c'è poco da fare, a questa ragazzina non gli puoi dire di stare bene nella casa della madre con un uomo nuovo e con un padre che non c'è, e se c'è, questo è nominato come un farabutto...
come fai a pretendere che questa stia bene!
Come si può pretendere una cosa del genere? eppure lo si pretende.
Almeno nel caso suo, di questa piccola borghesia Viareggina che tende a nascondere ogni vergogna.
Allora questa ragazzina viene su selvaggia e comincia a preoccuparsi quando da questa convivenza con il padre comincia a percepire che anche con il padre che aveva mitizzato come un vero farabutto, una persona che come tale c'era che aspettarsi qualcosa di interessante, incomincia a percepire una serie di comportamenti sospetti e allora rischiando il tutto e pertutto ripete la domanda che per lei è la cartina al tornasole.E' stata fatta ai professori e agli adulti e puntualmente sono cascati come pere a questa domanda, per la pretesa di dare una risposta quando è evidente che per far funzionare la fiaba bisogna (come in questo caso) che le scarpe rimangano!
O si parla di un disegno...ma deve essere menzionato direttamente per cui le scarpette non si ritrasformano per azionare il lieto fine...Oppure è semplicente uno di quegli -errori di sbaglio- come si dice.
Che siccome non si va avanti... non c'è da andare a spiegarlo perchè non si spiega.
O la maga ( la fata Smemorina) si scorda, ma non è detto neppure questo.
Oppure si prende come è ed in questo caso io ho voluto rifornire in corsa, come si dice, questa ragazzina di speranza; dando al padre questa regale debolezza
-Mi hai preso in contropiede, io non me ne intendo-
A parte che è un venditore di fumo, uno che potrebbe dare a intendere che Gesù Cristo è morto dal sonno.
E quindi la tentazione di mettere in campo la sua parlantina per cercare di circuire la sua figliola ce l'ha.
Però un istinto, qualche cosa, forse la condivisione di questa disperazione Pasoliniana, perché quello che non va bene per la figlia non va bene neanche per il padre....
(altrimenti non sarebbe un fuorilegge)
li riaccomuna e diventerà un momento topico di tutti padri e figli dei miei romanzi.
Quello è il più tenero di tutti.
Mettendo insieme tutte le famiglie disgegate, tutti i genitori...quello è il momento in cui lei si sente veramente riscaldata da questo -non lo so- del padre. Forse è il momento più tenero che sono riuscito a concepire.
S.C. -Perché poi tante volte l'amore viene sentito da una parte sola e questi sono poi i drammi e gli equivoci di cui tutte le storie...
Per esempio in B-52 c'è un momento nel quale la figlia porterà da mangiare al babbo e lui per la prima volta vede che le fa un gesto di gentilezza e si commuove, ma in realtà lei lo sta facendo perchè una altra persona gli ha detto di farlo.
E non aveva nessuna intenzione di essere gentile con lui.
Era solo il padre che era così desideroso di un gesto filiale che davanti alla figlia che gli porta qualcosa... insomma si commuove.
Noi si soffre con il padre per questa illusione e si soffre con lui perchè probabilmente si pensa: chissà quante volte anche noi ci siamo sbagliati nel credere che una cosa fosse...e invece era in un altro modo.
Per tornare a quella che è un poi la cornice stilistica di Venite Venite B-52, tu decidi di raccontare una storia dei nostri giorni, una storia degli anni 60 e degli anni 70. Più o meno il romanzo prende trent'anni...a Viareggio, le grandi speculazioni, la condizione di fuorilegge di un uomo che si trova inseguito dai tribunali di mezza Italia (perchè avrebbe rastrellato i miliardi di tate persone senza poi dare quello che aveva promesso)
E' una storia complicata, piena, bisogna dirlo, di colpi di scena.
Però è interessante che tu abbia scelto di raccontarla divertendoti e ridendo.Cioè questo crescendo di ironia che tu hai messo nei primi tre romanzi trova il suo punto più forte in -Venite Venite B-52.
Si vive fin dalla prima frase del libro, perché c'è già lì un effetto sorpresa che è colto nel suo essere inaspettato e questo divertimento si mantiene costante per tutto il romanzo. Ecco è una scelta stilistica che ha la sua tradizione antica, il romanzo inglese, da sempre, per chi lo ha scelto, la chiave
dell' ironia per raccontare le sue storie.
In Italia questa tradizione non c'era e un romanzo così era una eccezione...
Ecco per divertirsi era necessario che anche l'autore vivesse un momento di divertimento nello scrivere?
Cioè deve essere un divertimento esistenziale anche per chi lo racconta?
S.V. -La risposta è si!
Scrivendo le parti divertenti di questo ramanzo mi sono divertito.
Però sempre retrospettivamente bisogna che lo dica ciò che c'è da dire su questo libro.Perchè questo romanzo ha una quantità di eccezioni rispetto alla norma dei libri, non tanto nella scrittura ma come esito.
Questo romanzo è stato il più sfortunato.
Quello che è andato meno bene, che è stato ignorato di più, quello che non è stato tradotto in nessun paese d'Europa, ma neanche uno!
L' unico che non ha avuto neanche uno sfigato che ha tentato di farne un film comprando i diritti e poi abbandonarlo.
Di questo non se ne è occupato nessuno.
Dopoche c'è stato e c'è un manipolo di cultori di questo romanzo che ancora oggi a dieci anni di distanza me ne parlano.
Ma sono pochi e sono "cazzutti" perchè si sentono in qualche modo assediati perchè è vero che ti devi armare e attrezzare se ami questo romanzo, perchè il mondo di soddisfazioni non gliene ha date a questo romanzo.
Lo ha lasciato andare. Eppure è un romanzo che affronta trent'anni di storia italiana, io non pretendo di raccontare la storia come è andata...
qui io ero partito con l'intento di non metterci niente di autobiografico.
Quindi ho creato personaggi che semplicemente - come storia personale in nessun modo poteva coincidere con come.
Perchè lei una è una ragazzina, il padre è più grande... e poi i genitori -Siamsenza e Noncisà- sono i cartolai di via Gobetti, di quando ero ragazzo io -Elmi si chiamava- ed era una cartoleria dove non c'era mai nulla.
Quindi alla fine non è possibile non metterci queste cose.
Ma quando ho cominciato a scrivere non sapevo che avrei finito per parlare dell' Elmi.
E quando mi è toccato dargli dei genitori (ad Ennio) e descriverli, ho ritratto questa incredibile famiglia che si imponeva in un modo alquanto oltraggioso nel fare il cartolaio.
Perchè non fosse che per il nero di china o il cartoncino...
Però lì in realtà c'era l' intento di raccontare una storia ampia nella quale io ho semplicemente vissuto.
La storia incomincia a Viareggio ma non vengono toccate le zone dove ho abitato, ma in una maniera molto produttiva di farlo, citando il romanzo inglese del settecento, i capitoletti allusivi che già nel titolo fuorviano rispetto a tutto ciò che si troverà, e tutta una serie di rimandi, di una metaletteratura comica -non senza crederci- capito! anzi poi arrivando a smontare anche quella, e poi facendo ricorso a una serie non di trucchi, ma di espedienti che hanno un un che di letterario, perché io non mi sono inventato nulla, e perchè queste cose una quà e una là le ritrovi nella letteratura passata, e che danno idea di dramma giocoso, di una opera corale, dove ci stanno tante persone che lavorano...
Proprio come in teatro, con una falsità decorativa, per cui tu non vai a chiedere... se sono dichiaratamente tali ( tratti di ipperrealismo oppure a volte una visione pop) che poi serve a prendere le misure del mondo; ma è elemento decorativo e scenografico perchè siamo in una rappresentazione.
E l'oggetto della rappresentazione sono trent'anni di storia d' Italia tra i più misteriosi. Anche quà poi ci si ritorna sopra - sono i trent'anni dell'Italia invisibile, di quello che è successo sotto i nostri occhi ma non l'abbiamo vista succedere o quanto meno è fuggito agli occhi dei magistrati o delle persone rette, ma ha storto le cose.
Insomma la materia di cui mi occupavo non era una materia leggera.
Per questo mi potevo permettere di essere comico.
Perchè nella tradizione del romanzo comico inglese, della quale fa parte Joyce, tanto più è pregnante e gravosa la materia di cui ti occupi tanto più sei autorizzato ad usare un registro giocoso, un registro farsesco.
In più quella era una cosa che personalmente mi dava modo di divertirmi.
Decisi di non preoccuparmi se avessi esagerato o se avessi superato l' area o la linea immaginaria che separa l'ironia dal cazzeggio; ed in un paio di occasioni sicuramente l'ho superata quella linea lì.
Però ho detto - siccome dev'essere un gesto di generosità, questo deve venire dalla spontaneità; non voglio stare a misurare, perché se comincio a misurare, incomincio a percepire il rischio di fare queste cose... e rischio di non farle...
e che non può essere con un grado di separazione che si colma facilmente...
Nella simbologia delle fasi, delle situazioni descritte devo dire che questo è forse il più presagico dei romanzi, tutti presagici, che ho scritto; quindi il più autobiografico in anticipo di tutti quelli che ho scritto.
Comunque veramente impressionante ( non posso stare a specificare perché, sono fatti privati) ma impressionati perché sono cose che avrebbero dovuto capitare cinque o sei anni dopo; ma delle quali queste sembrano i simboli quando le vuoi raccontare non esattamente come erano.
Se non che prima queste cose sono state scritte, poi sono successe! in una specie di esploso, perchè ovviamente non essendoci quì una famiglia dentro la quale succedono le cose, ma un paese intero, è un esploso di cose che poi sono accadute non all'interno di una sola vicenda ma all'interno di una serie di vicende che sono andate accavallandosi.
Questo mi fa pensare che in effetti questo romanzo poi così inferiore gli altri non lo fosse.
Non parlo del valore diciamo così letterario, perchè quello non mi compete.
Io parlo dell'intensità e soprattutto del rapporto tra i miei limiti e quello che c'è quà. Perché è quello che conta poi in uno scrittore.
Non tanto che sia un capolavoro, perché se hai dei limiti il capolavoro non lo scrivi.
Però quello che conta è che tu sia riuscito ad andare il più possibile addosso a quei limiti, a dare tutto quello che potevi dare allora. Puoi scrivere anche un grande libro; io sono della scuola che dice
-Lascia stare i limiti che la natura ti ha dato.Non maledirli. Vacci addosso però! Arriva fin lì ed impegnati il doppio di quelli che magari quei limiti non li hanno o sono stati più dotati dalla natura-
Allora in questa chiave io credo che questo romanzo che ha un coefficiente di difficoltà più alto di tutti, tanto per cominciare, non è più distante da quei limiti, degli altri.
E' curioso che sia successo tutto e tutto il male a questo! quando poi la sua tenuta presagica è ancora viva.
Come dire la vibrazione, l' energia che fa accadere le cose, perché poi le hai scritte, c'è più quà che là, non soltanto il senso collettivo di storia d'Italia, ma il senso privato perché è una delle cose che ho scoperto a posteriori ma che erano contenute in questo romanzo.
Però è anche la dimostrazione che nella inconsapevolezza quasi totale, della quale all'epoca io scrivevo -
(ora è un po' diversa la faccenda)
in effetti io avevo chiamato a raccolta un pò tutte le forze e lo avevo fatto in modo tale da intercettare anche dove effettivamente non erano solo mie queste forze, ma provenivano da opere altrui, in alcuni casi senza accorgermene, senza renderne conto.
Come certi passaggi anche lunghi di questo romanzo che possono essere interpretati come la narrazione anticipata, diciamo in codice, di fatti biografici che sarebbero accaduti molto tempo dopo; allo stesso modo si può considerare l'ultimo capitolo di questo romanzo come la restituzione, il rilascio in chiave simbolica di una delle scene più belle per me che siano mai state fatte al cinema.
In quello che per me rimane il film numero uno; il più bello di tutti perchè se mi si chiede qual è il film più bello di tutti io dico
-Il buio oltre la siepe-
Ma l'ho detto e ho fatto delle lezioni all'università suo questo film, su questi personaggi...
e intorno all'ultimo capitolo di questo romanzo...
Mi fu fatto notare da un mio allievo un particolare... due anni dopo...
che mi dice -Chiaramente l'ultimo capitolo è stato costruito sul calco dell'ultima scena del Buio oltre la siepe. E' evidente-
Ed io ci ho fatto caso lì.
E in effetti si! è evidente.
Il calco di - Buio oltre la siepe, della scena finale, su quello che di tutto il romanzo è stato il capitolo con maggiore coefficiente di difficoltà io mi ricordo benissimo.
Che sono stato tipo tre mesi a scriverlo e a sentire sempre la stessa colonna sonora, la stessa canzone di Otis Redding, per tre mesi! da uscire pazzo.
-Finché non finisco questo capitolo, mi sono detto, non cambio traccia-
finché non ho finito il capitolo...tre mesi con questa canzone nelle orecchie!
Era difficile, era molto difficile, ma se avessi pensato una volta, almeno una sola volta a -Buio oltre la siepe- mi avrebbe aiutato.
Avrei detto - Farò come nel film-
Non ci ho pensato neanche una volta.
Mi sono appellato a tutte le forze che avevo; ma inconsciamente mi sono appellato anche al film che amavo di più.
Perchè il disegno che contiene i personaggi e la conclusione della loro vicenda è analogo, c'è lo stesso gioco.
A parte i personaggi che nel film sono due e qui è uno solo...
...ma il bosco... i due lupi... un lupo che ammazza l'altro...per salvare la ragazzina..
Non ci sono tanti i disegni di questo tipo.
Ho preso un calco abbastanza complesso, abbastanza evoluto...
io senza accorgemene ho dovuto inventare, o almeno credevo di averlo inventato ma poi arriva l'allievo che mi dice
- Ho visto che hai fatto tesoro di quello che....
Ed io l'ho scoperto li!
Ancora oggi scopro delle cose - non leggendolo, ma ricordando i perché.
Mi inbatto in qualcosa che dà ancora senso - adesso - addirittura al fatto
che io abbia scritto questo romanzo.
La ragione vera perchè io scritto questo romanzo ancora non finito di conoscerla.
Non è quella che io all'epoca dichiarai o che all'epoca credevo fosse.
Ma siccome ho imparato a crederci a queste cose - perché se ti succedono sei un po' spiazzato se non credi alle cose che ti succedono -
Io adesso vedo che questo romanzo pur nel suo destino che ormai è quello
( non è che uno intanto si può disunire! ci sono momenti fortunati e momenti sfortunati; bisogna accettarli) non ha finito di consumarla quella energia! in termini di biografia,di elaborazione e di restituzione...
Del bello che hai avuto intorno non finisco ancora di scoprire alcune le cose differite a questo romanzo.
E se il cartolaio di via Gobetti è stato fin dal principio una citazione consapevole c'è una quantità di figure dentro questo romanzo, anche minori, anche animali il cui sesso e la cui spiegazione ce l'ho messa io - non ero obbligato a metterceli- che mi raggiungono a distanza di anni con impressionante potenza indiscutibile e siccome è successo, dopo non può essere che questa la ragione! è questa per forza, evidentemente uno l'aveva percepito... che ne so! non so come funzioni, ma so che funziona così!
Giudicando in termini di energia, chiamiamola così, questo romanzo continua a rilasciarne più più degli altri.
Ma è anche normale! perché ne aveva bisogno di più, soprattutto per la sua caratteristica sinfonica - come hai detto tu e questo mi fa pensare che non sia inferiore. C'è ne di più perché ce ne voleva di più.
E quindi continui come il coniglietto della Duracell che ancora adesso continua a muoversi, perchè aveva bisogno di più energia per reggere la materia che doveva trattare. Questo mi tranquillizza!
Dal mio punto di vista per quel che potevo fare non ho affrontato una materia molto impegnativa con delle armi inadeguate o risparmiandomi o lesinando cose.
Ci ho messo delle cose che sarebbero successe dopo sei anni!
Quindi di generosità ne ho messa! e questo è quello che io volevo fare veramente: scrivere un romanzo che fosse anche generoso e per questo anche comico perchè è un regalo...l'alta comicità almeno, io la prendo così; se non sacrifica la drammaticità della materia del tema è un regalo!
e un di più.
E quindi anche la ricerca del registro comico, il riferimento alla tradizione innanzitutto e poi quelle invenzioni che via via mi riusciva di avere, sono parti di questo tentativo che da un certo punto di vista, ora in barba all'esito scadente che ha avuto il romanzo o in confronto agli altri, ma anche in assoluto...è riuscito!
Questo romanzo è stato affrontato nel modo giusto.
Non era detto.Perché in fondo era dieci anni fa e non avevo fatto ancora esperienza ed il coefficiente di difficoltà che mi ero scelto era abbastanza alto.
Però a questo punto soprattutto adesso...
sono soddisfatto di questo libro.
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