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- L'immagine
in movimento
Devo
subito precisare come organizzatore e dire del mio percorso che è tipicamente
universitario: storico artistico - Sono laureato in storia dell'arte
moderna - poi con una borsa di studio mi sono trasferito a Parigi
per due anni al centro Pompidou dove ho lavorato all'interno del
dipartimento -Nuovi media- che è forse storicamente l’istituzione
museale più sensibile in Europa per le relazioni tra arte
contemporanea e la scena sperimentale e video di autore - e questo
da venticinque anni. Il dipartimento nuovi media ha da poco pubblicato
un catalogo che rappresenta la collezione del centro Pompidou -
naturalmente nel ramo dei nuovi media - e non ha nulla di tecnofilo
odi spinto eccessivamente in avanti verso le nuove tecnologie.
È un dipartimento di conservazione e, per quanto sperimenti,
non si arrischia a definizioni come Computer art - Net art o Video
art - ma semplicemente cura mostre, produce e colleziona opere che
si ritrovano poi man mano a pieno titolo nella storia dell'arte contemporanea
degli ultimi trenta anni.
Credo che quello sguardo - unito alla consapevolezza teorica datami
dalla rigorosa ricerca di Valentina Valentini, storica e studiosa
dell’arte video e straordinaria divuglatrice della visione
del video d’autore - unita all’irrequietezza legata alle
esperienze curatoriali in ambito più o meno controculturale
e portato avanti nel contesto del Link project di Bologna e non solo,
abbiano rappresentato il mio riferimento, la base della mia formazione
ed il mio modo di portare avanti il mio percorso.
Se non che, come identità personale, aggiungo a quel background,
un interesse specifico per la relazione tra imagine, immagini in
movimento di ricerca ed immaginario-immaginari. Ovvero la costante
riflessione, la costante sollecitazione sulle relazioni che ci sono
tra le immagini e la creazione dell’immaginario di ricerca
oggi, dal momento che le immagini hanno subito la variazione stravolgente
che noi tutti conosciamo. e che non è tanto quella di uno
stereotipo che viene raccontato dal punto di vista percettivo e fruitivo
come un “bombardamento di immagini” a cui sarenmmo sottoposti…non
credo a quello stereotipo.
Credo piuttosto che la vera e straordinaria rivoluzione che hanno
compiuto le immagini è accaduta all'inizio degli anni novanta
quando le immagini hanno cominciato ad essere non solo straordinariamente
manipolabili con modalità e strumenti che fino ad allora non
erano possibili, ma soprattutto accessibili, consultabili, visibili.
Non è tanto, ripeto - dal punto di vista per così dire
percettivo e fruitivo il problema dell'essere o meno bombardati,
quanto, forse finalmente, -disporne -
E quello su cui sicuramente gli autori e gli artisti sono senza altro
chiamati negli ultimi quindici anni è proprio la possibilità di
accedere alle fonti più impensabili, offrendo possibilità impensate
fino a pochissimo tempo prima.
E come fra 1990 e 1995 la grande rivoluzione del digitale ha consentito
agli autori e ai filmaker di iniziare a pensare e di lavorare attraverso
un montaggio non più analogico ma, appunto, digitale e ai
fotografi e autori di immagini, di poter manipolare le immagini direttamente – la
rete (intesa come vettore, archivio ma anche come fonte di ricerche
e di accesso ai saperi) ha portato con sè la possibilità di
accedere alle fonti come incredibile e straordinaria nuova risorsa.
Probabilmente è una risorsa ed una possibilità che
genera anche una serie di problemi.
Xing : Netmage
Tutto questo, accennato velocemente, è anche quello su cui
cerco di lavorare nel mio percorso e nel mio insegnamento che è,
sotto sotto, basato sulla questione: come e quanto le immagini e
i suoni d’autore e di ricerca si muovono, dove vanno, dove
nascono, e perchè e come viaggiano…
E' questo a cui penso se ripenso al mio tracciato di riflessioni
e curatoriale: ad un tracciato che ritengo multidisciplinare e che
sta nello stare “fra”: nello stare -fra- un sistema artistico
visivo e nello stare in un sistema perfomativo; nello stare -fra-
in un sistema di musica elettronica e comunque in quella ricerca
che una volta si chiamava specificamente - video -. Ecco, in questo
stare -fra- c'è un qualche cosa che più di tutto interessa.
Ed è come le immagini si muovono, viaggiano, scivolano, corrono,
si trasformano.
E questa è un po' la domanda che ci siamo posti alla fine
degli anni ‘90 quando le persone con cui lavoravo dal punto
di vista curatoriale ed organizzativo,che avrebbero poi dato vita
al team di xing. E la domanda era: cosa sono le immagini oggi, cosa
rappresentano, dove vanno, qual è il loro statuto a partire
da una prospettiva speciale che è un po' quella dell'arte
contemporanea?
- Cosa sono le immagini oggi? - ci ha portato a creare nel 2000 il
festival che è stato chiamato Netmage e che era l'ultimo passo
dal nostro punto di vista, di una serie di discipline o di sotto
discipline che si andavano lentamente e un po’ rugginose ad
arenare sulle spiagge delle arti del XX secolo, pronte ad essere
smantellate e riutlizzate. In altri modi, in altri luoghi.
E queste discipline o generi che si arenavano definitivamente erano
senz'altro il cinema sperimentale, la video art, un certo tipo di
pratiche performative, senz'altro un certo mondoe modo di interndere
l’arte visiva contemporanea. E non voglio dire che si arenasse
e morisse,. Anzi, stava per rigenerarsi. Tuttavia però le
questioni centrali, l'intensità, l'energia specifica entro
quei singoli sistemi si era senz’altro affievolita.
E' pu senz’altro vero, qualcuno potrebbe obiettare, che molti
artisti oggi lavorano con pellicola e super-otto trovato o con gli
archivi locali, o con le immagini dei propri parenti e che rimanipolano
producendo altre e nuove opere. Ma generalmente l'output e la modalità di
manipolazione è digitale e sicuramente non si riconoscono
all'interno della disciplina del cinema classico nè all'interno
del cinema sperimentale come tradizionalmente era stato definito
dagli anni trenta in poi del secolo scorso.
Pertanto, l'idea di elettronica, l'idea di video arte e di cinema
sperimentale - come categorie e come generi andava a perdere progressivamente
senso e, soprattutto, necessità.
Live Media
E così abbiamo dato forma a questo festival che è sostanzialmente
una mostra “live” per tre giorni dove, per tre notti
venti -live media - cinque o sei ogni sera in cui quello che accade è,
che immagini in movimento sono manipolate per la durata circa di
mezz'ora dal vivo, da un autore.
Insieme all' autore che manipola le immagini, lavora spesso un musicista
o qualcuno che si occupa dei suoni e delle sonorità e che
contribuisce a trasformare questo paesaggio visivo, queste proiezioni
in un qualche cosa che abbia piu un senso dal punto di vista evocativo
o narrativo, fornendo un soundtrack spesso in dialogo con le immagini.
La cosa più importante da dire è che per chi avesse
una minima familiarità con questo tipo di pratiche - e lo
sa già, che non è facile inquadrarle bene perchè siamo
ancora una volta in un campo di ricerca, appunto, in un campo “fra”.
Certamente esistono sempre di più, nell'arte visiva e basta
andare alla Biennale di Venezia o in mostre internazionale come Documenta
di Kassel installazioni video o multimedia con proiezioni su un certo
numero di schermi.
Si parla dunque di un modulo polischermico ha una sua storia ed una
sua fisionomia che è ormai consolidata.
Netmage si occupa sempre un pò di più di quel modo
e di quel mondo - cioè di immaginare come sia possibile commissionare
o chiamare degli autori che lavorano con quattro o cinque schermi
dal vivo, manipolando quindi materiale con un riferimento piùforte
alla tradizione del cinema, del cinema sperimentale o dell’arte
video -piuttosto che pensare di avere a che fare con dei vj- così come
si definisce quella pratica nata nell’area dei club e in ambito
dance. In sostanza, Netmage “non è” un festival
dove si ospitano autori video chiamati a intrattenere visivamente
un pubblico danzante manipolando immagini a tempo di musica…
Diremmo forse piuttosto che è un festival che si occupa di
far chiamare degli artisti specializzati nel produrre o delle opere
della durata da mezz'ora a 40 minuti circa e che in quel tempo evochino
o raccontino, un mondo o illustrino una vicenda, creino, in una parola “un’opera”.
Molto spesso gli autori sono fotografi e molto spesso sono autori
che sollecitiamo nella produzione o che chiamiamo appositamente perchè ci
interessa il loro immaginario e come il loro immaginario si confronta
con lo spazio.
L'interesse del festival è anche quello di lavorare sulla
- Liveness - sulla condizione cioè dell'essere viva della
immagine - che riguarda non solo la natura viva delle immagini su
più schermi manipolate dal vivo attraverso dei mixer, attraverso
laptop o altri strumenti che possono esserei più svariati,
ma anche vivo è il contesto in cui queste immagini vengono
presentate e cioé, la grande situazione di piazza o di arena
in cui il pubblico si siede, cammina, prende una postura di visione
a secondo dell'oggetto che ha di fronte.
Si genera quindi una sorta di -liveness- che è apparentata
se volete, da una parte alla tradizione del cinema, dall'altra a
quella della pratica del teatro e a quella dei concerti. Con la possibilità,
per il pubblico, di muoversi e circolare nello spazio liberamente.
E questo è quello che succede a Netmage.
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