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Esperienze immersive: questa
nuova coscienza di vivere e di agire nella visione.
D-
Le nuove tecnologie ipermediali
stanno promuovendo nuovi sensi... si parla sempre più spesso di "Teatro
della percezione"
TPO - Faccio un esempio molto semplice
che rende bene l'idea.
In alcuni casi noi abbiamo fatto spettacoli per disabili. Persone
totalmente incapaci di avere mobilità dalle gambe e quindi
che non hanno mai sperimentato le sensazioni di nuotare nell'acqua
o l'esperienza fisica di essere avvolti con tutto il corpo all'interno
di uno spazio realistico ma virtuale. Una dimensione che pur paradossalmente è diventata
per loro l'unica realtà possibile
per vivere un'esperienza di contatto con la natura attraverso un
paesaggio artificiale che gli permette proprio questo tipo di immersività.
Certo con i bambini questa cosa è decisivamente più intensa
perché la
dimensione di gioco una volta intuito il meccanismo consente una
immedesimazione totale. I bambini non interagiscono sul tappeto pensando
di non essere su un prato o di essere all'interno di uno spettacolo,
loro immediatamente entrano dentro la convenzione e da quel momento
in poi il paesaggio rappresenta la realtà.
Così la
dimensione tattile e la dimensione visiva diventa una dimensione
di esperienza reale nel quale loro non stanno filtrando più nulla.
E poi è proprio
il contesto di spettacolo a pianta centrale, l'atmosfera legata al
silenzio e tutto ciò che noi creiamo di virtuale che rende
possibile che questa magia si possa produrre
D- Progettate installazioni – studi di interazioni – come per una
nuova ergonomia tra corpo ed ambienti digitali: Il giardino di "Echo" -
Peter Pan Lunge - Bi:ai -
TPO - La nostra installazione
più riuscita è Il
Giardino di Echo (2005),
prodotta per il Festival “Fabbrica
Europa” e realizzata da
Elsa Mersi. Questo progetto è quasi una sfida per lo spettatore.
Si
entra nell'ambiente sonoro uno alla volta e con delle cuffie ci si
muove su un tappeto di foglie diviso in nove quadrati. Camminando
sopra, le foglie vengono trascinate via. Ma c' è un
punto in cui soltanto uscendo dal riquadro si può fare in
modo che venga rivelato la parte di un corpo nudo. La sfida è dunque
vedere se lo spettatore realizza le funzioni del gioco; mentre in
cuffia percepisce tutta una serie di suoni che sono interattivi rispetto
a questa dinamica.
In questo caso il concetto dell'installazione
era di immaginare di avere l'occhio al posto del piede o un occhio
sotto il piede, e muoversi in questo spazio che diventa sensibile
al suo movimento.
Siamo ancora nell'idea del teatro immersivo e dell'esperienza percettiva,
ma diversamente dallo spettacolo, l'installazione è più forte perché come
in questo caso garantisce l' intimità del rapporto uno a uno.
Uno spazio molto grande a disposizione ed un unico spettatore alla
volta che si trova dentro...
Certo la dimensione tecnica è la stessa degli spettacoli,
anche se nel contesto delle installazioni sviluppiamo una drammaturgia
concepita per funzionare come installazione.
E' una applicazione simile ma tecnicamente molto diversa rispetto
al concept.
D- C'è poi una sperimentazione in
atto e una storia della Video Art con cui confrontarsi
TPO- Sicuramente nell'ambito
delle arti contemporanee ciò che
noi facciamo nelle installazioni è stato sperimentato anche
da altri artisti. Studio Azzurro per esempio ha già fatto
un lavoro in cui ci sono dei corpi proiettati per terra che si muovono
in relazione al passaggio sopra questa superficie proiettata e movimentata
ma con un altro tipo di sensori.Nel nostro caso c'è un
concetto legato alla dimensione del giardino - questo luogo che per
noi metaforicamente rappresenta un immaginario teatrale.
D - Quanto vi occupa la progettazione
di un ambiente.
La realizzazione della macchina che deve eseguire la complessità delle
interazioni.
TPO - E' la parte che
impegna di più in termini di tempo,
perché la
parte più difficile e più complessa e al tempo stesso
più lenta
a costruirsi. Paradossalmente per quanto queste tecnologie appaiono
avanzate in realtà in termini di sviluppo operativo e di gestione,
queste tecnologie sono ad uno stadio primario. Nel senso che noi
ci troviamo in un'epoca che potrebbe essere paragonata ad un periodo
in cui le macchine andavano azionate manualmente e chi le gestiva
doveva conoscere abbastanza bene tutte le condizioni procedurali.
Diciamo che il livello di automatizzazione delle possibilità e delle applicazioni è ancora
ad uno stato primario anche se apparentemente i software hanno tutti una serie
di funzioni agevolate e semplificate, ma che poi in realtà chi
lavora liberamente tralascia, piuttosto fa una ricerca e inventa
nuove funzioni -e quindi ogni volta deve andare a scrivere una serie
di comportamenti, sperimentali, parametrizzarli e verificarli...
e questo richiede un tempo lunghissimo.
D - Interaction design – la progettazione di nuove forme d’interazione
digitale richiede modi nuovi di relazionarsi del gruppo al suo interno
TPO - Noi siamo un team articolato. Alcuni
di noi lavorano praticamente nei loro studi e pensano e progettano – Elsa
Mersi, Rossano Monti e Martin Von Gunten, Spartaco Cortesi -
La compagnia lavora nel tour e quindi si tratta di attori e tecnici
che girano con lo spettacolo; poi ci sono figure ibride come i direttori
artistici Francesco e Davide, che fanno parte della compagnia e svolgono
il lavoro di regia.
In un certo senso, per il livello in cui siamo arrivati è necessaria una
specializzazione per ambiti: così c'è chi fa un lavoro
di assemblaggio, di concept e chi fa un lavoro estremamente specialistico
nella ricerca e nelle applicazioni di un software... e del processo
multimediale.
D- Permane l' attenzione ad
attivare più punti di osservazione
attraverso uno sguardo molteplice, fino alla realizzazione di una
mappa...
TPO - In alcuni casi si parte dalla struttura tecnica del
tappeto e si attua una ricerca sulle applicazioni possibili.
Si parte da
una base già sperimentata
e ne cerchiamo applicazioni e implicazioni differenti. Altre volte
creiamo le condizioni di sperimentazione pura e il processo di apprendimento
coincide con la produzione, con esiti come è stato il primissimo
CCC che sono appunto atti di eventi ed happening.
La prima versione del Giardino Giapponese aveva una struttura non
molto dissimile da un happening - il pubblico interagiva ed interveniva
sulla base di elementi sperimentati in quel momento.
In seguito la cosa si è sviluppata. Direi quindi che alcuni
progetti hanno una struttura e una mappa estremamente elaborata -e
si lavora sulle varianti e sulle diverse applicazioni - in altri
momenti il livello di conoscenza da parte nostra - della macchina
- è ancora
primario e quindi ne sviluppiamo work in progress le implicazioni
possibili, come adesso con gli ultimi lavori.
D- Quindi da questo paesaggio percettivo
attivato prende vita una esperienza teatrale in funzione dell’interattività tra
pubblico e performer che per alcuni momenti navigano il medesimo
dispositivo tecnologico.
TPO - Noi cerchiamo
di portare in una condizione narrativa legata all'immagine quello
che concerne la drammaturgia legata al teatro, laddove si usa il
testo: con dei personaggi, attori e le situazioni. Quindi in una
condizione in cui non usando il linguaggio verbale, ma un linguaggio
scenografico e utilizzando come strumento di comunicazione immagini
e suoni, cerchiamo di organizzare questa ipermedialità attraverso
una idea di drammaturgia che lavora per concept.
Il giardino ad esempio come il punto di partenza per elaborare una
drammaturgia che permetta di sviluppare l'idea di viaggio, all'interno
di un mondo che ha elementi di interattività e al tempo stesso
che sia rappresentativo organicamente nel suo succedersi, come una
idea di architettura dello spazio o di una poetica.
Quello che poi lo spettatore interagisce è un racconto visivo
organizzato drammaturgicamente tramite immagini, scene e sequenze
ispirate, collegate, pertinenti, leggibili, interpretabili rispetto
al contesto...e non semplicemente un liberare immagini e poi farle
agire perché possano ispirare
qualcosa.
D- Dunque un performer piuttosto
che l' attore così da creare
come scrittura, una partitura di notazione su molti livelli e ipertestuale.
TPO - Direi che il danzatore della
nostra idea teatrale è una
sorta di esploratore e autore in scena che permette di interpretare
e di aprire lo spazio scenico.Quindi lo esplora per primo, a volte
lo compone attraverso un gioco di interattività. Immaginiamo
che il danzatore è l'architetto
dello spazio e dell'ambiente e una volta che realizza questo suo
progetto e lo rende comprensibile, lo apre e permette al pubblico
di entrare dentro e di trovarvi la sua dimensione partecipativa.
La sua funzione è proprio quella dell'esploratore e del compositore,
come in alcuni casi in cui creiamo ambienti sonori.
Allora in quel caso il danzatore come un' estensione è musicista,
nel senso che compone questo spazio.
In altre situazioni invece è un pittore
che attraverso il movimento e attraverso la danza compone lo spazio visivo, altre
volte invece è un narratore che entra dentro il labirinto nel quale le
voci sono significative -e stare dentro il gioco di parole è una
chiave -
D- Come concepire il tempo, come viene
elaborato durante la realizzazione di uno spettacolo? Tramite una
sequenza, una timeline - in una serie di avvenimenti di una dimensione
quantica...
TPO - C'è un tempo predeterminato
legato alla durata e alla qualità delle
singole scene.
Quello in realtà che determina la velocità, il ritmo
e la qualità di
ciò che rappresentiamo è la capacità di organizzare
i tempi di interattività oscillante tra momenti in cui l'architetto,
il danzatore apre degli spazi e permette al pubblico di entrare dentro.
E' molto delicata la fase dell'interattività perchè è empirica,
quindi in un certo senso è la parte che richiede più tempo
in termini di presa d'atto e di esperienza del performer:
ché se da una parte dipende dal gioco proposto - e da chi lo sta
eseguendo in quel momento - dipende poi dalla modalità in
cui io performer, scelgo lo spettatore giusto in un momento giusto.
Cioè di capire se in quel momento lì tu hai detto che vuoi entrare
nello spazio ma in realtà non vuoi entrare - oppure tu non
hai detto che non vuoi entrare ma lo stai desiderando fortemente..
Quindi è un gioco psicologico che si crea tra i danzatori
ed il pubblico.
D- C'è forse una strategia da
attivare
TPO - Sicuramente! I performers devono
essere sensitivi.
Il TPO: Teatro di Piazza o d'Occasione (dal 1981) è una
compagnia di teatro - ragazzi 'Compagnia di teatro interattivo in ambienti
immersivi'. 'Attualmente il gruppo è diretto da Davide Venturini
e Francesco Gandi, e si avvale di collaboratori ed artisti provenienti
da diversi ambiti e nazionalità che lavorano insieme sviluppando
una sperimentazione costante sulle potenzialità espressive dei
nuovi linguaggi digitali associati alla danza e al teatro'.
Tra gli spettacoli recenti: La trilogia del giardino - realizzata
in CCC system [children cheering carpet] e tra le installazioni più
riuscite Il giardino di Echo.
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