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P.G: Di solito in un libro di questo tipo non si parla mai della famiglia. come nel centrosinistra non si parla della famiglia in generale.
Non ho mai sentito una critica della famiglia provenire dalla sinistra; in questi giorni per esempio Silvio Berlusconi ha parlato della famiglia, ma per il centrodestra è abituale, il centrosinistra non parla mai della famiglia;
io credo che questo sia un episodio importantissimo sul quale riflette.
So benissimo che è stata utilizzata la famiglia come un'arma di propaganda per decenni e decenni.
Però a qualche cosa bisogna pure dire no!
Non si può fare finta che in questa istituzione da cui tutti noi veniamo e moltissimi di noi creano, vada tutto bene, come se la famiglia fosse qualcosa fuori discussione, privato, intangibile.

Come paradosso ho pensato ad una famiglia chiusa come quella immaginata nella riproduzione della fotografia all'interno del libro...
famiglie che sostanzialmente hanno come prospettiva le strategie che riguardano esclusivamente i loro membri e non altro!
Dico subito che è naturalissimo che tutti noi prestiamo attenzioni per prima ai nostri figli, la nostra famiglia, ai nostri genitori, senza cercare di nascondere che le famiglie possono essere luoghi di forte tensione, perfino di odio e di conflitto.
Perchè di solito ci viene naturale pensare di fare il meglio possibile per i nostri figli eccetera.
Però il punto è questo, se fermarsi li o no.
Non si può dire in modo più semplice
- Fermarsi li o cercare di andare avanti!
Questo è lo stesso discorso sul commercio equo e solidale che può svolgersi nei supermercati e nelle coop.

Non è che si vede chiaramente dove sono questi prodotti, bisogna andare a cercarli,
e così si può andare oltre questa strategia che riguarda esclusivamente i membri stessi della nostra famiglia, il loro benessere, la loro condizione di salute, eccetera...
Io penso che sia possibile! come credo che in qualche modo bisogna inventare un secondo modello, un modello aperto in qualche modo, un modello di famiglie che si aprano all'esterno; che per esempio qualche membro di queste famiglie sia pronto a lavorare nella società civile, a prendere iniziative in questa direzione.
.La società civile è molto vasta; ci si può impegnare in Amnesty International, Green Peace, come in altre associazioni della società civile che soprattutto in una regione come la Toscana
(io vengo da Cambridge e posso assicurarvi che non c'è niente di simile, non c'è paragone) la Toscana appunto, dove c'è un una ricchezza stupefacente in questo senso, quasi un imbarazzo nella scelta...
Ma l'importante è di stare in un modello di famiglia aperta.
Restare critici soprattutto intorno a questa normalizzazione che ci raggiunge dalla televisione, restare un poco critici e un poco disposti a dedicare diciamo due ore alla settimana a qualcosa che sia diverso dalla strategia generale di consumo di benessere delle nostre famiglie.
Pensiamo solo un attimo alla organizzazione del giorno; la televisione! quante ore occupa?
Negli Usa l'adulto guarda in media al giorno 4 ore e 19 minuti di televisione;
dunque tantissimo!
In Italia tre ore e 50 minuti.
Questa sembra l'attività che facciamo di più durante il giorno.
Prima il sonno e poi la televisione.
Ma se ad ognuno di noi fosse presentata questa come la versione del giorno noi diremmo -impossibile! noi non siamo così- noi non attribuiamo tutta quella importanza alla televisione.
Invece la televisione ci accompagna costantemente.
E poi chi la guarda di più è le casalinga, persone di bassa istruzione, la guardano gli anziani...
Sarebbe una bella cosa se la televisione fosse una televisione piena di documentari,
di informazione equilibrata e fosse uno strumento educativo di cultura profonda.
Non lo è affatto in questo paese. E' un disastro, ma un po' dappertutto è un disastro;
negli Stati Uniti è ancora più disastroso.
Noi abbiamo questa montagna di robaccia che ci raggiunge in modo subdolo attraverso la televisione giorno dopo giorno.

E di fronte a questo noi dobbiamo cercare -come famiglie- perchè è una istituzione
cruciale, di aprirci di più alle alternative, di essere meno passivi di fronte a questo modello di modernità, di dire ai nostri cari -non accettiamo completamente questa cosa, vogliamo cercare forse attraverso la società civile delle cose diverse-
perché il momento è urgente e dobbiamo agire non in modo drastico ma in modo molecolare.

 

 

S.C: E' interessante come Ginsborg che pure ha dato vita ad un -Laboratorio per la Democrazia- ad un organismo Fiorentino che in qualche modo si interessa direttamente di politica, ma dimostrando una sorta di diffidenza, una giusta diffidenza riguardo alla politica come professione...
Nel senso che mette in guardia certi atteggiamenti, certe modalità dure a morire come questa per esempio, che è una abitudine Italiana presente a tutti i livelli, nella piccola sezione di partito come a livello nazionale e che contrasta con quello che dovrebbe essere una reale partecipazione, quella dove tutti arrivano a poter esprimere la loro opinione.
Quindi pensare non più una democrazia come la nostra che sia solo rappresentativa,
ma accanto a questa pensare una democrazia che sia costantemente in dialogo con la società, che chiama le persone a rispondere di ciò che fanno.
E quindi passare da una democrazia rappresentativa ad una democrazia deliberativa..
però costa fatica fare questo...

 

 

P.G: Costa molta fatica
E l'esperienza del -Laboratorio per la democrazia- è un'esperienza che ormai ha più di tre anni.
Sto parlando per il momento solo della società civile, un'esperienza che richiede molta pazienza!
Ci sono certi miti sulla società civile;
c'è la società civile buona e la politica cattiva, i partiti che sono corrotti..
Come scrivo nell' epilogo, da molto tempo la società civile è caos, la società civile è l' ultimo manto che arriva e ti permette di ascoltare anche per mezz' ora discorsi deliranti senza che tu possa chiudere...
La società civile è molto difficile sostenerla soprattutto nei suoi aspetti più spontanei
-va e viene- non può sopravivere da sola, deve vivere insieme al sistema politico.
Tockville parlando delle democrazie d' America in un classico del 1935 diceva che la buona democrazia si basa sull'associazionismo;
se ci sono solo i rappresentanti del popolo senza le associazioni che criticano e suggeriscono o che in qualche modo sono guardiani della qualità della democrazia, allora rapidamente la democrazia entra in declino.
Nell'ultima parte del libro mi sono concentrato molto su questo rapporto fra società civile vivace e fragile perché lo è spesso fragile il sistema di potere locale,
facendo notare fra l'altro come sembrava nel 1989 che la democrazia rappresentativa avesse vinto definitivamente a livello storico...
Molti dicevano -questa è la fine della storia- perchè la democrazia occidentale rappresentativa ha vinto e -non c'è più storia-
Subito dopo la democrazia rappresentativa comincia ad entrare in forte crisi che si può misurare attraverso la percentuale di persone che vanno a votare.
Le persone che dimostrano fiducia nella istituzione della camera dei deputati o nella magistratura non solo in Italia ma a livello mondiale sono rapidamente diminuite,
come la fiducia; mentre è cresciuta sotto molti aspetti questa idea che i politici sono ladri, che sono inaffidabili o solo interessati alle loro carriere.

Per tutte queste ragioni la democrazia rappresentativa è in declino.
Così il mio ultimo capitolo del libro ha come titolo
-Far funzionare la democrazia- e l'argomento principale è che i cittadini che sono maturi per una democrazia come questa, di essere sempre più coinvolti nel processo decisionale e non lasciare fare tutto ai segretari di partito ai livelli più alti della sfera politica.
La gente è sempre più istruita; è sempre molto interessata ai problemi che li riguarda da vicino, ai problemi dello smog, delle condizioni ambientali e sanitarie o come vengono trattati i cittadini negli ospedali e tutta una serie di cose.
E già oggi ci sono molte sperimentazioni che non posso raccontare ma vi invito a leggerle nel libro, di coinvolgimenti del cittadino nel potere decisionale.
Non solo una consultazione... per cui il sindaco in una assemblea propone
dopoche ascolta così tutti dicono la loro e poi alla fine dice
- oh grazie è stato molto istruttivo- e poi non si fa più vedere per altri due anni;
questa è la consultazione spesso strumentale e negativa.
La democrazia partecipativa è una altra cosa.
Qui i cittadini veramente vengono coinvolti nei problemi che li riguarda su tutte le questioni.
Questa volta vorrei lanciare una presupposta che per noi è molto importante e che va in questa direzione; ed è la richiesta al centro sinistra di effettuare le primarie di circoscrizione per le nuove elezioni del 2006.

Chi sarà il deputato!
a partire dalla circoscrizione, o chi sarà il candidato è oggetto di grande discussione a livello di segretario di partito già adesso.

Io so benissimo come vanno queste cose; come si discute con grande passione e interesse personale su questo o quel componente.
Ma i cittadini non sono consultati in nessun modo.
Nessuno! ci saranno annunciati questi nomi.
Allora prima che sia troppo tardi leviamo le nostre voci -cari signori della politica questo è un esempio del malcostume della politica, e noi dobbiamo fare qualcosa per evitare tutto questo.
Noi come cittadini chiediamo di avere qualche voce in capitolo.
Non vogliamo di nuovo trovarci a Firenze a votare Cecchi Gori in qualche quartiere e votarlo per le consegne del partito... non facciamo altri nomi.
Noi cittadini chiediamo come elemento di un processo decisionale di una democrazia partecipativa che in qualche modo queste scelte restino aperte alla cittadinanza;
poi discutiamo insieme il meccanismo.
Il modo giusto sarebbe di avere delle primarie con un candidato ufficiale e un candidato non ufficiale della società civile...
Sicuramente il candidato ufficiale vincerebbe, ma può darsi che il candidato non ufficiale prenderebbe tremila o quattromila voti in una primaria organizzata come erano organizzate le primarie in Puglia, che ha vinto Ventola che poi è andato a vincere anche a livello regionale.

Qualche cosa così certamente deve accadere ed interrompere questo malcostume -che tutto venga deciso altrove, tutto fino al presidente di quartiere- questo è inaccettabile e va contro quella che è la cultura del cambiamento che sta venendo fuori.
Non è una cosa accettabile, e quindi -primarie di circoscrizione- per cominciare.
Io penso che sia una cosa giusta, poi si può parlare di come si può fare, però semplicemente il fatto che riceviamo i nomi che qualcuno ha già deciso a me sembra estremamente dannoso; come se il centrosinistra torna a governare e incomincia subito a lottizzare la Rai come è accaduto in passato.
Noi chiediamo un cambiamento di cultura perché se non cambia la cultura la democrazia rimane malata
Quindi la lottizzazione della Rai - basta!
I candidati del parlamento decisi solo dai segretari
-basta!
Tutto il nostro tentativo piccolo nel laboratorio per la Democrazia a Firenze in questi tre anni è andato in quella direzione; non solo di proteggere la democrazia dal governo Berlusconi, ma pensare pure a rinnovarla.
Pensare e inventare insieme i meccanismi che arricchiscono la democrazia -è questo il tema che lega gli altri argomenti del libro:
nord-sud del mondo, distribuzione della ricchezza.
Possiamo per esempio scegliere candidati che si impegnino quando sono in parlamento a portare almeno al 0,033% il contributo ai paesi in via di sviluppo.
Com dice Geoffry Sax - chi si offre di impegnarsi, chi si presenta, chi dice
-io sono il vostro deputato-
deve essere in qualche modo convalidato dalla cittadinanza per tutte le questioni.
E questo succede già in molte altre paesi, si chiama selection candidate.
Più sono aperte queste forme più sensibile sarà la democrazia rispetto ai cittadini.
Se continua così la gente non avrà molto entusiasmo per il centro sinistra,
perchè ci vuole una cultura nuova all'altezza del momento, non solo qui, ma io mi trovo qui e sono molto contento di esserci.

 
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