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# jit
Jonathan Harvey
Lombardi Vallauri Luigi
- Io sono convinto che Harvey è immerso nell'irrappresentabile
- ma quando nomina questo irrappresentabile - questo indicibile lo fa
esternando
parole come misticol - absoluth - trascendantal - spirit - unit.
Detto questo - raccolgo invece alcune delle moltissime suggestioni
del suo libro, molto folto, molto lavorato - per cui praticamente
non è riassumibile. Ma una cosa che mi viene spontanea da sottolineare è questa
tesi molto forte e problematica della
secondarietà della funzione estetica della musica.
La funzione estetica! Cioè comporre
musica bella è secondario o è una delle funzioni?
Quella principale - almeno per lui e forse in generale - è quella
che possiamo chiamare - l'edificante -
-psicagogica-
Cioè qualcosa che conduce l'anima verso i suoi stati più
desiderabili che non sono necessariamente degli stati di
chi ascolta la musica. Sono stati in generale -desideranti- dell'ambito
umano
e questa è una tesi fortissima, che ricompone il vecchio problema
e che riguarda l'intera arte:
- e cioè - è - più spirituale il bello o lo spirituale?
Cioè è meglio la musica spirtituale brutta - ma spirituale
- o una musica non spirituale
ma bella! Quale è delle due la più spirituale?
Possiamo dire che la bellezza è x spiritualità? O c'è
qualcosa che non è la bellezza
'in tema spiritualità e che
si può raggiungere anche
attraverso percorsi magari un po' antiestetici
come quelli del New Age!
Esiste la musica ben intenzionata -
ma appare chiaro e in un certo senso che... di buone intenzioni è lastricato
l' inferno estetico.
Tra le infinite cose che si possono dire c'è l' ambiguità dello
stesso Harley - Lui stesso ne parla. Ed egli stesso è ambiguo.
Ad esempio a pagina 14 del suo libro dice: l'universo si è dimostrato
infinitamente più complesso e caotico e inconoscibile di quello che
avevano pensato i nostri progenitori biblici -
E però nella stessa pagina parla di -Unità-
C'è una tensione molto forte tra il riconoscimento di un universo
caotico e forse irrappresentabile e questa ricerca invece di una -unity-
in cui ogni cosa trova senso.
Saremmo curiosi di sapere come lui risolvere questo...
Perchè io per esempio sono abbastanza convinto di questa
irrappresentabile - delle coordinate ultime - e delle origini profonde
e insondabili dell'universo e da ignorante faccio- la tesi-ipotesi
che il novecento sia caratterizzato da questa consapevolezza.
Mi sembra che - se io dovessi caratterizzare la musica del novecento
la chiamerei -apofanica- E' la musica di chi è immerso in un universo
ultimamente irrappresentabile - mentre la musica di Mozart
è una musica costruita matematicamente - in cui tutto torna, nel senso
che tutto ritorna - e tutto torna come tornano i conti-
Ora piuttosto siamo in un universo in cui - i conti non tornano. Allora questa
grande presenza di vuoto con lacerazioni... Io mi immagino la musica del
novecento così : vuoto con lacerazioni improvvise del silenzio -
che corrisponde alla struttura del mondo che c'è - ma che non sappiamo
come c'è
la fatta a schizzare fuori.
A me piacerebbe capire quando lui critica il vuoto - il nichilismo
se non sta criticando proprio la condizione
della musica apofanica del novecento.
Avrei altre centoedue cose da dire ma preferisco adesso far parlare Harvey
Teatro Magnolfi
Prato, dicembre 2006 |
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